lunedì 18 novembre 2013

Intervista a Deborah Ameri e recensione di "Dire sì è una cosa semplice"


Ma buongiorno, amici lettori di Bookcret!
Oggi è lunedì, ma non importa, è comunque una bella giornata perchè posso finalmente postare questo post (scusatemi il gioco di parole) che preparavo da un paio di giorni. Dovete scusare il mio entusiasmo ma mi sono ritrovata davanti ad una situazione a me sconosciuta fin ad ora: un'intervista ad una giornalista. Ebbene sì, le posizioni si sono invertite per un attimo, ma a mia discolpa posso dire che la giornalista è anche scrittrice. Sto parlando di Deborah Ameri, freelance per varie testate giornalistiche tra cui Il Messaggero, Oggi e i magazine di Repubblica. Ma non dico altro, vi lascio all'intervista ed in seguito alla recensione del suo primo romanzo: "Dire sì è una cosa semplice". Post scriptum: mi scuso anticipatamente per la lunghezza del post.



Deborah Ameri


1. Per me e per il blog Bookcret è un piacere rivolgere ad una giornalista, ed ora scrittrice, come lei un'intervista. Comincerei con una domanda un po' personale, ma semplice: Chi è Deborah Ameri? Ci parli un po' di lei.

«Come riassumere 40 anni in poche righe? Vediamo… Da 9 anni vivo a Londra con mio marito. Sono giornalista da quasi due decadi e mi ritengo molto fortunata perché è quello che ho sempre voluto fare. Sono una lettrice compulsiva e adoro il cinema. Vorrei viaggiare come secondo lavoro (ma uno, a dire la verità, mi basta), preferisco la città alla campagna (dove mi annoio a morte) e mi manca il mare ogni giorno. Il mio prossimo sogno è questo: avere una casa sulla spiaggia, magari in Grecia, con un terrazzo che abbraccia le onde».

2. Com'è nata la sua passione per la scrittura e quando?

«Appena ho imparato a scrivere. Ho tenuto un diario per anni e ho sempre trovato molto più facile esprimermi su un foglio di carta che parlando. Ho scritto tantissime lettere che non ho mai spedito. E forse è stato un bene. Poi con il giornalismo la mia passione è stata incanalata in qualcosa di più ordinato e concreto».

3. Quali sono gli autori che l'hanno ispirata maggiormente durante la sua carriera?

«E’ impossibile rispondere, sono tantissimi. Per un bel pezzo sono stata ossessionata dai classici francesi, Flaubert, Zola, Stendhal, Balzac, Hugo. Li trovavo così pieni di passione senza essere retorici. Poi è arrivata la fase della letteratura italiana. In Alberto Moravia, Carlo Cassola e Dino Buzzati ho scoperto un tesoro. E ad aprirmi un altro orizzonte è stata la letteratura delle donne, come Marcela Serrano, Margaret Mazzantini e Isabel Allende. Tutti questi scrittori e molti altri mi hanno fatto innamorare della scrittura e dei libri, ma non voglio certo paragonarmi a nessuno di questi»

4. Ora veniamo al suo primo libro. Ci racconta com'è nato "Dire sì è una cosa semplice"?

«Da anni volevo scrivere un romanzo. Avevo tante idee in testa ma molto confuse. Poi ho capito che dovevo scrivere di ciò che conoscevo. Un giorno mi trovavo a Gavi, vicino a Genova, dalla mia famiglia, e ho guardato quel luogo così familiare con occhi diversi. Mi sono detta che questa provincia italiana, così chiusa, ma anche disinibita, andava raccontata. E da lì sono partita. Tutto il resto è venuto scrivendo. Non avevo bene in mente la trama del romanzo quando l’ho cominciato».

5. Il suo romanzo è stato definito, da alcuni lettori, autobiografico. C'è del vero in questa affermazione?

«Come dicevo prima, penso che tutti scrivano di ciò che conoscono. Luoghi (fisici e dell’anima), sentimenti, emozioni. Questa non è la mia autobiografia, ma ci sono tratti autobiografici come i posti in cui il romanzo è ambientato, il mio sogno di fare la giornalista e la perdita di una persona amata. Questa è la storia di Emma, ma credo che racconti la storia di mille altre vite».

6. Il finale è sorprendente, ma ci da pochi dettagli e ci fa rimanere con il fiato sospeso. Pensa magari ad un seguito? O ha in cantiere altri progetti?

«Non ci avevo pensato affatto a un seguito. Anzi, nemmeno sapevo se fossi riuscita a finire il romanzo. Ma tanti lettori mi hanno fatto notare che la conclusione del libro è quasi un inizio e che non posso non scrivere il sequel, perché non si può lasciare tutti con la curiosità di quello che succederà a Emma e agli altri personaggi. L’idea mi piace e la sto considerando».

7. Vuole lasciare un messaggio a tutti gli scrittori emergenti che hanno scritto un libro e non hanno il coraggio di pubblicarlo?

«Per prima cosa voglio sottolineare che non mi sento una scrittrice. Sono una giornalista che ha provato a scrivere in una forma diversa a quella cui è abituata. Per diventare scrittori ci vuole ben altro. Ma chiunque abbia scritto un libro in cui crede e ci abbia lasciato cuore e occhi e disperazione ha il dovere verso se stesso di farlo conoscere, di dare la possibilità ad altre persone di leggerlo. Lo so che si ha paura del giudizio, ma credo che solo attraverso gli occhi dei lettori un libro inizi a esistere».

Arrivati a questo punto, la ringrazio infinitamente per essersi prestata alle mie domande. Le auguro un buon lavoro e una fantastica carriera da scrittrice. Arrivederci!

«Grazie a voi per avermi ospitata».


***

Deborah è stata veramente gentile e disponibile con me, sopportando le mie infinite domande. Ed ora veniamo alla recensione, assolutamente positiva, del suo primo romanzo.


Titolo: Dire sì è una cosa semplice
Autore: Deborah Ameri
Formato: Ebook e Cartaceo (Youcanprint)
Pagine: 221
Prezzo ebook: 2,68 €
Prezzo cartaceo: 8,50 €

TRAMA

Emma lo giura solennemente: non mi sposerò mai. Eppure si ritrova alla vigilia del suo matrimonio, quasi incredula di compiere quel passo. Per arrivare all’altare è servito un amore così grande da sconfiggere le sue diffidenze. Quelle di una bambina cresciuta in un paesino soffocante della provincia italiana e traumatizzata dal divorzio dei genitori. E quelle di un’adulta che ha disimparato ad amare. Attraverso un percorso segnato da ribellione, sofferenze, pregiudizi e dal complicato rapporto con la madre, Emma è protagonista di un moderno romanzo di formazione in cui gli amori folli e impossibili e l’emancipazione dall’ambiente chiuso in cui è nata si incrociano con il suo sogno di diventare giornalista. E proprio quando è convinta di avere preso in mano il suo destino, una devastante tragedia la colpisce. Seguita da una rivelazione che la lascia piena di rimpianti. Solo lui riuscirà a farle ritrovare il suo posto nel mondo. Ma chi è? Chi c’è accanto a lei sull’altare? Il lettore non lo scopre fino all’ultima, appassionante, pagina.


RECENSIONE

E quando iniziai a leggere mi si aprì un mondo nuovo, nel quale mi rifugiavo il più possibile. Era un universo parallelo dove potevo incontrare chiunque. Principesse, draghi, orsacchiotti, bambine come me, con tanti sogni per la testa.

Beh, come non riconoscersi in questa frase? Io mi sento così ancora adesso. Leggo per rifugiarmi in un mondo che non è il mio, dove la vita sembra più facile, dove gli amori impossibili diventano fattibili. Ed è così che si sente Emma, protagonista di questo primo romanzo di Deborah Ameri. Ho trovato questo libro molto diverso dai soliti romanzi che leggo. Alle volte, leggendo la trama di una lettura, posso intuire tutto. Posso capire cosa succede, posso già rendermi conto di come andrà a finire, ma con "Dire di sì è una cosa semplice", è stato tutto diverso. Ed è stato questo che mi ha spinta ad andare avanti, per scoprire cosa ne sarebbe stato di Emma, la curiosità impellente di vedere chi ci fosse all'altare con lei. Leggete la trama. Fatto? Bene, ora, dimenticatevene. Perchè questo romanzo non parla solamente di una storia d'amore, non è un semplice romanzo rosa tutto sospiri, è molto di più. E' la storia di una vita, che potrebbe essere quella di qualsiasi persona su questa Terra. E' la vita di una donna cresciuta in un paesino di provincia dove, si sa, il pettegolezzo gira. Ma, insomma, è crescita, maturità, ed è questo che mi è piaciuto tantissimo del libro.

Il romanzo alterna capitoli della storia presente a capitoli della vita passata della protagonista, ma non è difficile seguire il senso logico del romanzo ed il tutto è semplificato dalla presenza delle date e dai luoghi nei quali si sta svolgendo la narrazione. La scrittura dell'Ameri è semplice e scorrevole, non c'è stato un attimo in cui io mi sia soffermata sul significato di qualche parola, anzi.

Il passo che ho sempre avuto terrore di compiere mi è sembrato così naturale. Come bere acqua quando si è assetati. Come baciare il mio amore quando mi è vicino. Voglio quest'uomo per sempre, io che non ho mai pianificato neppure i fine settimana."

Emma è giovane, e si ritrova a Londra a studiare inglese. Lì conosce nuove persone da ogni nazionalità diversa e fa amicizia in fretta. Qualla città sembra fatta apposta per lei: ognuno pensa a se stesso. E per lei è un bene, dato che è cresciuta in una piccola città del Piemonte, Gavi, dove tutti sapevano tutto di tutti. E la prima a sapere i pettegolezzi era proprio la sua migliore amica Olli, con la quale è cresciuta. Tutti gli elementi che rendono perfetto un romanzo sono presenti: amicizia, famiglia, amore, passione, crescita, vita. Insomma, non si può non amare questo romanzo. Proprio per questo consiglio di andare su Amazon ed acquistarlo in ebook, oppure ordinarlo su "la Feltrinelli" in cartaceo. Il prezzo è basso, la qualità è perfetta. Non c'è nulla di meglio di questo. 

Il mio voto al romanzo:



***

Spero vivamente che sia la recensione che l'intervista vi siano piaciuti. Ringrazio ancora vivamente Deborah Ameri per avermi fatto conoscere il romanzo, significa molto per me. Vi auguro buona lettura e buona serata!

Pamela di
Bookcret, quello che i libri non dicono

Recensione: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon


Carissimi lettori di Bookcret,
buon pomeriggio! Come state? Passato bene il fine settimana? Io sì, sono uscita con le amiche e ho avuto tantissimo tempo per leggere e finire Il lago dei desideri di Susan Elizabeth Phillips ma, prima di parlarvi di questo romanzo vorrei proporvi la mia recensione di Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon. Avverto anticipatamente tutti gli amanti del libro che sicuramente la mia recensione non vi piacerà né il mio scarso voto assegnato al romanzo.






Titolo: Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Autore: Mark Haddon
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Traduttore: Novarese P.
N. pagine: 247
Recensione eseguita da Ilaria







Trama:
Christopher è un quindicenne colpito dal morbo di Asperger, una forma di autismo. Ha una mente straordinariamente allenata alla matematica ma assolutamente non avvezza ai rapporti umani: odia il giallo, il marrone e l'essere sfiorato. Ama gli schemi, gli elenchi e la deduzione logica. Non è mai andato più in là del negozio dietro l'angolo, ma quando scopre il cane della vicina trafitto da un forcone capisce di trovarsi di fronte a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, era così bravo a risolvere. Inizia così a indagare...


Recensione:

Sono la mezzanotte e sette minuti quando Christopher John Francis Boone trova il cane della sua vicina, Wellington, steso a terra ormai morto. Trafitto da un forcone. Inizia così l'avventura di Chris allo ricerca del responsabile. E come ogni investigatore professionale e attento annoterà ogni passo, ogni indizio e informazione utile alla sua ricerca in un libro. Il lettore attraverso il racconto ideato da Christopher scoprirà insieme allo stesso protagonista fatti e realtà estranei che nessuno si aspetterebbe.

Christopher ha quindici anni ed è affetto da Asperger, una forma di autismo, come riporta la trama del romanzo. Chris non ama essere toccato, odia il giallo e il marrone, geme, non mangia se i cibi vengono a contatto l'uno con l'altro, non sorride, non capisce le emozioni delle persone e detesta quando qualcuno sposta i mobili della sua casa. È un bambino attento e rigoroso, ama gli orari perché così sa quando sta per accadere una determinata cosa. Infatti, pianifica la sua tabella di marcia dell'intera giornata. Odia stare vicino alla gente e trovarsi in spazi troppo affollati e trafficati, il suo umore giornaliero viene determinato da passaggio consecutivo di cinque macchine rosse o cinque macchine gialle. Cinque macchine rosse: la giornata sarà straordinariamente bella, gialle sarà una giornata nera. Un giornata in cui Chris non mangerà nulla e non parlerà con nessuno.

I suoi genitori invece, hanno deciso di affrontare i problemi del figlio in modo diverso. La mamma ha deciso di allontanarsi da quella fonte di stress e di dolore che la dilaniava, troppo impulsiva e poco paziente per il fragile sistema emotivo del figlio. Si è trasferita con il suo amante in un'altra città lasciando responsabilità e doveri al marito. Come Alberto, il protagonista di Non volare via di Sara Rattaro, ha deciso di percorrere la strada più facile, pentendosene e tornando sui suoi passi successivamente. Il padre di Christopher invece, ha preso le redini di questa famiglia ormai disgregata e distrutta, accudendo il figlio e sostenendolo nei suoi progressi educativi e scolastici. Ma come ogni genitore, sa che commettere errori con i propri figli è semplice. Non esiste alcun manuale del perfetto genitore e le persone si ritrovano direttamente sul banco di prova con il primo figlio e le cose rischiano di complicarsi ulteriormente se il bambino ha problemi mentali come Chris. Ed, per evitare dispiaceri e inutili dolori al figlio, gli ha raccontato una bugia, forse una delle bugie più terribili e mostruose esistenti: gli ha rivelato la morte della madre, mentre questa scriveva al figlio lettere ricce di amore e di pentimento. Lettere che il padre nascondeva meticolosamente nel suo armadio affinché Chris non le leggesse e scoprisse la verità.

Nonostante la trama sembri avvincente e piena di mistero e aspettative, tutto viene a galla molto velocemente: l'assassino di Wellington si costituirà a metà libro. Da quel fatto Crish cercherà di trasferirsi dalla madre, scappando di casa, temendo che l' "assassino" possa fargli del male.
L'autore, Mark Haddon è stato bravissimo nell'immedesimarsi in questo ragazzo prodigioso, amante della matematica e affetto da autismo. Ma dall'altro lato non è stato altrettanto bravo a trasmettere emozioni. Mi sono commossa nel vedere i continui e inutili tentativi da parte del padre di Chris di migliorare il loro rapporto, e di sopportare le rigide regole imposta dall'handicap del figlio ma, oltre a questi brevi episodi non ho trovato nient'altro. Forse ho sbagliato io a leggere il romanzo subito dopo aver terminato la lettura di Non volare via di Sara Rattaro, un libro ricco di dolore, sofferenza, rinuncia e passione che ho adorato notevolmete. Quindi il paragone tra i due libri non regge.

Del libro inoltre, non ho apprezzato il linguaggio offensivo utilizzato, e soprattutto la bestemmia presente nel racconto, forse comprensibile visto lo stress e le pressioni che ogni giorno il padre di Chris deve sopportare ma, si poteva benissimo evitare sostituendo il termine con un giro di parole o utilizzando un termine più appropriato per il lettore e lo stesso racconto. Il finale l'ho trovato molto sbrigativo e buttato lì, come se l'autore non vedesse l'ora di finire la stesura del romanzo. Tutti questi elementi negativi mi spingono ad assegnare al libro un voto mediocre pur avendo letto su ibs, sito da cui prendo spunto per la lettura di futuri romanzi, alcuni commenti positivi ed entusiasti.

Partendo da fatto che ogni libro è unico e speciale, e può trasmettere a ciascuno di noi qualcosa che per altri piò essere ad esempio un segreto che non comprenderemo mai (da questa spiegazione nasce il nove del blog: Bookcret, parola composta da book, libro e secret, segreto) mi sento di consigliare la lettura del libro a tutti coloro che leggendo la trama ne sono rimasti incuriositi.


La gente mi confonde.
Per due ragioni, fondamentalmente.
La prima è che la gente parla molto senza usare le parole.
[…]
La seconda ragione è che la gente spesso parla usando delle metafore.
[…]
La parola metafora significa trasportare qualcosa da un posto all'altro, e deriva dai termini greci meta (che significa da un luogo all'altro) e ferein (che significa trasportare) e si usa quando si vuole descrivere qualcosa con una parola che in realtà indica qualcos'altro. Questo significa che la parola metafora è una metafora.
Credo che potrebbe anche essere definita una bugia, perché il cielo non si riesce a toccarlo con un dito e la gente non tiene gli scheletri nell'armadio. E quando mi concentro e cerco di rappresentare nella mia testa frasi come queste non faccio altro che confondermi, perché immaginare qualcuno con dei diavoli attaccati ai capelli mi fa dimenticare di cosa sta parlando la persona che ho di fronte.



Il mio voto al romanzo: