sabato 8 settembre 2012

Recensione, Novecento di Alessandro Baricco



Carissimi lettori di Bookcret, quello che i libri non dicono,
oggi vorrei condividere con voi un libro a me particolarmente caro e non saprei nemmeno spiegarvi perchè. In fondo le cose più semplici sono le più difficile da definire. Il libro è un monologo teatrale davvero molto breve, lo si legge in un ora circa e in quell'oretta a me ha trasmesso moltissimo. Il libro di cui vi parlerò si intitola, Novecento di Alessandro Baricco.







Titolo: Novecento
Autore: Alessandro Baricco
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 62
Recensione eseguita da Ilaria
 











Trama:
Il libro racchiude la storia, raccontata dall'amico suonatore di tromba, sotto forma di monologo, di Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento, pianista sul transatlantico Virginian. Abbandonato sulla nave da emigranti, viene allevato da uno dei componenti dell'orchestra. I suoi elementi naturali divengono il transatlantico, il mare e la musica. Non è mai sceso a terra e vive ed esiste solo sul Virginian dove presto diventa un pianista di successo. Anche se non ha mai visto che mare e porti, viaggia moltissimo, con la fantasia, carpendo le notizie dai passeggeri che incontra. A 32 anni decide di scendere a terra, ma all'ultimo momento Novecento ci ripensa e corre a rifugiarsi nuovamente nell'antro della nave.




Recensione:
Questo risultò essere il primo libro che lessi di Alessandro Baricco, da quel giorno, sono passati quattro anni, e continuo a leggere i suoi racconti che mi fanno viaggiare con la mente, emozionare,  scorrere i brividi sulla pelle e a volte anche commuovere. Come in questo caso. La storia di questo pianista mi ha incantato fin da subito, una nascita e un triste abbandono, un talento invidiabile, una classica pura, ingenua curiosità e meraviglia nello scoprire, nel giocare con i tasti del pianoforte e nell'essere sempre fini a se stessi. Sì, perchè Novecento diventò pianista e come tale morì. Delle volte di notte mi sembra di sentirlo suonare con i suoi due bracci destri e in quell'istante mi rendo conto che Danny Boodman T.D LEmon Novecento fu esistito davvero e continuerà ad esistere nelle mia mente e in quella degli altri suo sostenitori. Il più grande pianista mai esistito! Alessandro Baricco con la sua eleganza formale con un linguaggio poetico e al tempo stesso asciutto ci narra la vita di quest'uomo tremendamente infelice e solo. E leggendo il libro e cercando di interpretarlo ci si rende conto che Baricco, sotto forma di metafora ci lancia un messaggio molto profondo: "Non dovete aver paura, buttatevi nella vita". Ciò che Novecento non riuscì a fare. Spaventato dalla grandezza del mondo, dalle infinte strade e dall'infinito in generale decise di tornale nel bozzolo protettivo che è fu la sua casa, il suo nascondiglio e il suo mondo per trentadue anni, il Virginian. Questo breve racconto, che si legge in meno di un'ora, oltre a lanciare un grandissimo messaggio, soprattutto ai giovani, invita a riflette sull'enormità e infinità del mondo. Possiamo vedere attraverso gli occhi di Novecento il nostro mondo che per noi pare sempre lo stesso poichè ce ne siamo abituati. Non risentiamo della rotazione terrestre, dell'infinito, dell'ignoto che ci circonda e la difficoltà di trovare la propria via, il proprio posto in un mondo nel quale appariamo piccoli esserini insignificanti. Per Novecento, nato, cresciuto e infine morto sul Virginian tutto questo deve essere sembrato mostruoso e irraggiungibile. Non gli faccio una colpa per essere stato vigliacco nell'affrontare l'ignoto che rappresentava la terra, a volte la vita ci mette davanti a un bivio e ognuno di noi sceglie la propria via,  la salvezza. Questo libro e il più grande pianista mai esistito al mondo resteranno per sempre nel mio cuore. E nei momenti difficile della mia vita lo rileggerò, per aiutarmi ad affrontare i problemi e a non aver paura.


"Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò".   Novecento