venerdì 8 novembre 2013

Recensione: Non volare via di Sara Rattaro


Carissimi lettori di Bookcret,
ho appena terminato la lettura di Non volare via di Sara Rattaro. Il libro era inserito nella mia lista di "libri da leggere assolutamente" da vari mesi ma, tra l'esame teorico della patente (superato senza toppe difficolta ma, con molta ansia), la disperata ricerca di un lavoro e la preparazione per i futuri test d'ingresso all'università, non l'ho mai iniziato. Ieri sera dopo essere tornata a casa, nonostante la stanchezza, ho incominciato a leggere e le pagine volavano via una dietro l'altra e prima che me ne accorgessi sono arrivate le due e un quarto della mattina. Ho dovuto necessariamente spegnere la luce e infilarmi sotto le coperte, inghiottire la curiosità e continuare la lettura questa mattina. Ora a lettura terminata vi propongo la mia recensione sperando che sia di vostro gradimento e vi spinga a leggere, per chi ancora non l'avesse fatto, il romanzo.





Titolo: Non volare via
Autore: Sara Rattaro
Editore: Garzanti libri
Collana: Narratori moderni
N. pagine: 222
Recensione eseguita da Ilaria












Trama:
Matteo ama la pioggia. Gli piace sentirne il tocco leggero sulla pelle. Perché quello è l'unico momento in cui è uguale a tutti gli altri. Perché Matteo è nato sordo. Oggi è giorno di esercizi. La logopedista gli mostra un disegno con tre uccellini. Uno vola via. Quanti ne restano? La domanda è continua, insistita. Ma Matteo non risponde, la voce non esce, e nei suoi occhi profondi c'è un mondo fatto soltanto di silenzio. All'improvviso la voce, gutturale, esce: "Pecché vola via?". Un uccellino è volato via e Matteo l'ha capito prima di tutti. Prima della mamma, Sandra. Prima della sorella, Alice. È il padre a essere volato via, perché ha deciso di fuggire dalle sue responsabilità. All'inizio non era stato facile crescere il piccolo Matteo. Eppure tutti si erano fatti forza in nome di un comandamento inespresso: "Restare uniti grazie all'amore". Ma è stato proprio l'amore a travolgere Alberto, un amore perduto e sempre rimpianto. Uno di quei segreti del passato che ti sconvolge la vita quando meno te l'aspetti. E lo fa quando credi di essere al sicuro, perché sei adulto e sai che non ti può succedere. E che poi ti trascina nell'impeto di inseguire i tuoi sogni. Ma adesso Alberto ha una famiglia che ha bisogno di lui. Sandra, la donna che ha sacrificato tutto per il figlio. Alice, la figlia adolescente che sta diventando grande troppo in fretta. Ma soprattutto ha bisogno di lui Matteo, che vorrebbe gridare "Papà, non volare via."



Recensione:

Non volare via narra la storia di una famiglia. La famiglia di Sandra e Alberto con i loro due figli Alice e Matteo. Alice è la sorella maggiore e aiuta spesso i genitori occupandosi del fratellino, perché Matteo non è un bambino "normale". Matteo è affetto da ipoacusia bilaterale grave, in poche parole il bambino è sordo.
La sua diagnosi getta in scompiglio questa famiglia che a capo fitto si butta in una degli ostacoli più difficili che la vita possa mettere sul nostro cammino.
Sandra e Alberto passano le notti in ospedale sperando di trovare un modo per aiutare il figlio; lasciano spesso Alice, ancora adolescente, dalla nonna per occuparsi di Matteo; passano i pomeriggi nelle sale d'attesa a ripetere le lettere dell'alfabeto, la lingua dei segni e la musicoterapia pregando che il loro bambino possa un giorno sentirli. Tutto questo rombe la quiete comune di questa famiglia che man mano si disgrega sempre più. Si perdono nelle difficoltà che la vita gli riserva e inciampano nella via del ritorno. Soprattutto, o meglio dire inizialmente Alberto.

Alberto è il narratore del racconto e ci descrive il suo primo eterno amore, Camilla. Ragazza orfana di madre, con un padre violento e la passione per la danza. Camilla pur di inseguire il suo sogno, diventare prima ballerina, sceglie di partire per Parigi e allontanarsi da Alberto. I due si rincontrano dopo quasi vent'anni, ammettendo a se stessi di non essersi mai lasciati realmente, di non aver mai smesso di pensare e di amare l'altro. Instaurano una relazione amorosa, che ben presto verrà scoperta da Alice e successivamente da Sandra.
La fuga dai problemi in cui Alberto sperava di trovar conforto e serenità metterà a repentaglio tutto ciò in cui aveva creduto prima. Perché la vita non è come nei film. Vediamo spesso che alla fine della pellicola il protagonista corre disperato all'aeroporto o alla stazione più vicina, per impedire all'amore della sua vita di abbandonarlo. Alberto ci ha provato ma, non è un qualsiasi protagonista di un film. Alberto è un marito e soprattutto un padre con responsabilità e doveri e non può permettersi di rincorrere l'amore.

Se un giorno la vita ci mettesse in prossimità di una biforcazione e dovessimo scegliere tra la vita che vorremmo davvero vivere e le responsabilità, gli obblighi verso gli altri tutti sceglierebbero la prima strada, proprio perché la vita è una sola e non possiamo permetterci di sprecarne nemmeno una briciola ma, non sempre ciò che è meglio per noi, è meglio per gli altri. Alberto non può permettersi di percorrere quella strada, deve scegliere ciò che è giusto per Matteo, Alice e Sandra. Alberto ha voluto la bicicletta e adesso deve pedalare nonostante la stanchezza, il dolore e la sofferenza.
Questo libro insegna davvero tanto, e racconta dei fatti che nessuno si aspetterebbe di trovare in un libro, visti gli enormi pregiudizi presenti nella nostra società.

Alberto, l'uomo in fuga dalla realtà, sarà l'unico, che crescendo come non mai e maturando dall'esperienze fatte, prenderà in mano le redini di questa famiglia che sembra ruotare intorno alla sordità di Matteo, e la porterà in salvo, nonostante gli errori commessi durante il tragitto.
Tempo fa lessi una poesia di Kahlil Gibran, I vostri figli. Gibran paragona i genitori ad un arco dal quale poi i figli, delle frecce vive, sono lanciati in avanti. Durante il percorso intrapreso dalle frecce per conficcarsi nel tronco prestabilito, queste possono trovare degli ostacoli sul loro cammino che modificano la loro traiettoria, facendole perdere la retta via. Sandra e Alberto sono due frecce deviate dal vento ma, che alla fine, dopo le varie difficoltà, riescono a conficcarsi nel tronco, uscendone più forti e uniti di prima.
Alice è l'adolescente di oggi, cresciuta troppo in fretta, con dei genitori troppo presi da un figlio per dedicarle il tempo che meriterebbe. Matteo invece, è un fiore esotico protetto da una campana di vetro, da conservare e salvaguardare a costo della vita.

Dopo aver terminato la lettura mi sono chiesta se le cose sarebbe potute andare diversamente se Matteo non fosse stato sordo. Non sono ancora riuscita a trovare una risposta ma, se fossi stata al posto di Alberto avrei fatto la sua stessa scelta.
Questo libro, senza neanche rendermene conto, mi ha dato un grande insegnamento, una di quelle massime che i genitori impartiscono a figli per prepararli alla vita. Ho adorato questo libro dall'inizio alla fine. Come Alberto sono uscita dalla lettura del romanzo più cresciuta e matura. Ho capito solo ora quanto possa essere difficile essere genitori, generare da capo una vita, non farle mancare nulla e sperare che questo sia sufficiente per renderlo felice. I sacrifici che si possono fare per le persone amate che ci lacerano il cuore, ma che alla fine lasciano anche grandi soddisfazioni, sapendo di aver preso la decisione giusta. Non per noi ma per una parte di noi che non vorremo sostituire con niente e nessuno, nonostante l'imperfezione, come la sordità.
Un libro eccezionale, meraviglioso che ancora adesso nel riportarlo alla mente mi fa battere forte il cuore. Una scrittura fluida e curata quella di Sara Rattaro che non manca di stupire il lettore con delle massime sparse in giro per le pagine. Una donna che forse involontariamente mi ha insegnato e fatto comprendere, quale strada dovrei percorrere se, un giorno, dovessi perdermi come Alberto tra le tortuosità che la vita sembra riservare agli uomini.

"Nessuno crede che vivrà una vita normale. Facciamo grandi sogni e siamo incredibilmente ottimisti, immaginiamo figli forti e sani e disegniamo case accoglienti e serene. Tutti pensiamo che il nostro passaggio sulla terra sarà speciale e siamo pieni di aspettative sul futuro. Su cosa faremo e cosa diventeremo. Poi facciamo i conti con la realtà e se riusciamo, a restare in piedi è già un miracolo"  

"Per essere straordinari non è necessario essere perfetti"