Carissimi lettori di Bookcret,
finalmente qualche giorno fa è uscito in tutte le librerie l'attessisimo sequel della trilogia erotica di Sylvia Day, “Riflessi di te”. Un libro, una rivelazione che le amanti del genere non possono assolutamente perdere.
Titolo: Riflessi di te
Autore: Sylvia Day
Editore: Mondadori
N. pagine: 310
Recensione seguita da Ilaria
Trama:
Nonostante le difficoltà del loro rapporto, Gideon Cross, bello e perfetto fuori ma tormentato dentro, ed Eva Tramell, come lui con un passato doloroso alle spalle, sono ancora insieme. Lei è sempre più innamorata, non riesce a stargli lontano e anche lui pare contraccambiare, anche se l'ombra di una sua ex amante continua a suscitare la gelosia di Eva e numerose incomprensioni tra i due. Eva è convinta che tra loro non potrà mai funzionare, ma non riesce a sottrarsi al desiderio incontrollabile e all'amore disperato che li legano. Il comportamento di Gideon si fa però sempre più distaccato e misterioso. Che cosa nasconde davvero? È possibile per due persone come loro, legate da un'incandescente alchimia erotica, superare i traumi del passato e costruire una relazione duratura e profonda? «Riflessi di te» è il secondo attesissimo romanzo della sensuale e travolgente «Crossfire Trilogy», che esplora il lato oscuro dell'amore e le possibilità di riuscita di una storia sempre in bilico tra passione e ossessione, consacrando Sylvia Day come una delle maggiori autrici di best seller internazionali.
Recensione:
Il libro incomincia da dove termina il primo, “a nudo per te”. Eva e Gideon sono alle prese con la loro relazione, cercando di farla decollare ad ogni costo. Non possono fare a meno l'uno dell'altro, nonostante spesso si feriscano per stupidi incomprensioni o per il loro carattere orgoglioso e ostinato. Si desiderano e si cercano, ma un'aspettata apparizione metterà in serie pericolo il loro rapporto e la rivelazione finale lascerà il lettore stupendamente sorpreso e felice.
Eva è gelosa, possessiva, e non riesce a passare oltre a certi incontri tra Gideo e Corinne, sua ex fidanzata tornata a New York per riprendersi Gideon.
Gideon,invece, dominatore e uomo d'affari non gestisce bene l'incontro tra Eva e Brett, suo ex fidanzato. Ancora innamorato di quella Eva, con la quale, dopo ogni concerto, si intratteneva per interludi amorosi. A tal punto che tra i due uomini ci sarà un forte scontro a cui verranno alle mani.
Si feriscono per amore, per paura di perdersi. Un rapporto doloroso, ma ricco di passione. Due persone distrutte dal passato che non riescono a dimenticare e a lasciare andare.
Nel primo libro, Eva racconta con un linguaggio crudo e schietto il dramma del suo passato, in questo libro, invece, sarà Gideon a rivelare a Eva e ai lettori il suo segreto. Un segreto doloroso, che non deve essere per nessuna ragione divulgato. Un segreto di cui Gideon si vergogna moltissimo.
Il lettore avrà modo anche di capire il perché dell'astio presente tra madre e figlio e tra i due fratelli. Nonché del perché il Dott. Terrence Lucas nutre un forte rancore nei confronti di Cross, a tal punto da mettere in guardia Eva per il suo convolgimento emotivo per Gideon.
Nonostante questo Eva e Gideo non desisto, e pur di far funzionare il loro rapporto decidono di continuare a frequentare la terapia di coppia, iniziata lo scorso libro. Il loro rapporto deve funzionare, il fallimento non può essere considerato un'opzione. Nel seguente libro si parlerà anche di Cary, il migliore amico e coinquilino di Eva. Cary è un uomo bellissimo con un passato tormentato. Innamorato di un uomo, ma non immune al fascino delle donne. Infatti, nel libro precedente abbiamo assistito al termine della sua relazione con Trey, un ragazzo tenero e affidabile, a causa delle sue tendenze bisessuali. In questo libro come nel precedente Cary avrà un ruolo marginale, ma sarà un sotegno emotivo e affettivo irrinunciabile per Eva. Tra l'altro in questo volume sarà vittima di un grave incidente, pertanto questo porterà il lettore a simpatizare maggiormente per lui, nonostante ne combini di tutti i colori. Se “a nudo per te” poteva essere paragonato per similitudine alla trilogia di “Cinquanta sfumature di grigio, nero, rosso”, altrettanto non si può dire del seguente libro. I personaggio oltre ad essere caratterialmente più forti ed orgogliosi, sono immersi in un'atmosfera soffocante, nella quale tutti sono contro la loro unione, dove i problemi più difficili sono quelli legati al loro reciproco bisogno e dove un gesto avventato, un ritorno innaspettato, un ricatto possono far crollare la loro relazione. Nonostante il libro precedente, “a nudo per te”, sia più riuscito dei due a livello descrittivo e per innovazione, il secondo, “riflessi di te”, risulta essere ricco di pathos, aspettativa e di una rivelazione finale inaspettata, piacevole e sorprendete.
Le scene hot sono meno presenti rispetto al libro precedente, poiché in questo volume viene dato più spazio agli eventi e al lato psicologico dei personaggi: Sylvia Day ama mostrarci i suoi protagonisti, con i loro difetti, con le loro paure e i loro dubbi, mettendoli a nudo di fronte al lettore. Pertanto la Day viene considerata nettamente superiore alla James per il linguaggio e l'intreccio narrativo, nonostante la storia di Ana e Cristian sia più romantica e passionale. Chi ha già iniziato la trilogia non deve assolutamente perdere la pubblicazione di questo volume sorprendente e avvincente. Le amanti della saga come me dovranno aspettare ancora molto tempo per sapere come si conclude il rapporto di Eva e Gideon, poiché la data di pubblicazione del terzo e ultimo volume, "ossessionato da te", è prevista per Maggio 2013.
Amavo New York con la stessa folle passione che riservavo a un’unica altra cosa nella vita. La città era un microcosmo di nuove opportunità e di tradizioni del vecchio mondo. I conservatori stavano fianco a fianco con i bohémien. Le stranezze coesistevano con le rarità senza prezzo. La sua energia pulsante alimentava affari internazionali e richiamava gente da ogni parte del pianeta.
E l’incarnazione stessa della vitalità, dell’ambizione e del potere mi aveva appena scopata, regalandomi due orgasmi incredibili.
Camminando in punta di piedi verso l’enorme cabina armadio, gettai un’occhiata al letto disfatto di Gideon Cross e rabbrividii di piacere per il ricordo del sesso. I miei capelli erano ancora umidi per la doccia e l’asciugamano era l’unica cosa che indossavo. Avevo un’ora e mezzo prima di andare al lavoro, troppo poco per prendermela comoda. Ovviamente, avrei dovuto tener conto della routine del sesso mattutino nel pianificare il mio tempo, altrimenti avrei sempre dovuto correre. Gideon si svegliava pronto a conquistare il mondo, e gli piaceva iniziare il suo dominio con me.
Quanto ero fortunata?
Era quasi luglio, e a New York la temperatura stava salendo, così scelsi un paio di pantaloni di lino e una camicetta senza maniche di popeline di un morbido grigio, che si intonava con i miei occhi. Data la mia scarsa abilità nel pettinarmi, mi legai i capelli biondi e lunghi in una semplice coda, poi mi truccai. Quando fui presentabile, lasciai la camera da letto.
Udii la voce di Gideon non appena misi piede nel corridoio. Mi sentii percorrere da un leggero brivido quando mi resi conto che era arrabbiato, il tono basso e tagliente. Non si innervosiva facilmente… a meno che non fosse in collera con me. Potevo spingerlo ad alzare la voce, a imprecare, e perfino a infilarsi le mani in quei suoi magnifici capelli nero inchiostro che gli sfioravano le spalle.
Perlopiù, comunque, Gideon era l’incarnazione del potere tenuto al guinzaglio. Non aveva bisogno di gridare, riusciva a far tremare le ginocchia alle persone solo con lo sguardo o con una parola pronunciata seccamente.
Lo trovai nel suo studio. Era in piedi, con la schiena rivolta alla porta e l’auricolare Bluetooth nell’orecchio. Aveva le braccia incrociate e fissava dalla finestra del suo attico la Fifth Avenue, dando l’impressione di essere un uomo molto solitario, un individuo separato dal mondo che gli stava intorno, eppure perfettamente in grado di dominarlo.
Appoggiata alla maniglia, lo divorai con gli occhi. Ero certa che la mia vista dello skyline fosse incredibilmente più mozzafiato della sua. Il mio vantaggioso punto di osservazione includeva lui in sovrimpressione su quei grattacieli torreggianti, una presenza potente e impressionante al tempo stesso. Si era fatto la doccia prima che io riuscissi a trascinarmi fuori dal letto. Il suo corpo, capace di indurre una grave dipendenza, adesso era vestito con i pantaloni e il gilet di un costoso completo d’alta sartoria e, decisamente, mi mandava in estasi. La sua visione di spalle comprendeva un sedere perfetto e una schiena possente.
Sulla parete c’era un enorme collage di fotografie di noi due insieme e uno scatto molto intimo, che mi aveva fatto lui mentre dormivo. La gran parte erano foto “rubate” dai paparazzi che seguivano ogni sua mossa. Lui era Gideon Cross, della Cross Industries, e all’incredibile età di ventotto anni era una delle venticinque persone più ricche del mondo. Ero piuttosto sicura che possedesse una fetta significativa di Manhattan, ed ero assolutamente certa che fosse l’uomo più sexy del pianeta. Aveva foto mie ovunque lavorasse, come se io fossi tanto piacevole da guardare quanto lo era lui.
Gideon si girò con un movimento fluido, sorprendendomi con il suo sguardo glaciale. Ovviamente sapeva che ero lì, che lo stavo osservando. C’era elettricità nell’aria quando ci trovavamo vicini l’uno all’altra, un senso di aspettativa, come il silenzio che precede lo scoppio di un tuono. Probabilmente aveva indugiato un attimo prima di voltarsi verso di me, dandomi l’opportunità di contemplarlo perché sapeva che amavo guardarlo.
Tenebroso e fatale. E tutto mio.
Dio… non mi sarei mai abituata alla visione di quel volto. Di quegli zigomi scolpiti e di quelle sopracciglia scure, di quegli occhi blu incorniciati da folte ciglia e di quelle labbra così perfettamente cesellate da risultare sensuali e perverse al tempo stesso. Adoravo quando sorridevano con un invito provocante, e rabbrividivo quando si assottigliavano in una linea dura. E bruciavo di passione quando lui le premeva sul mio corpo.
“Maledizione, ma ti senti?” Piegai la bocca in una smorfia al pensiero del fastidio che provavo quando le mie amiche andavano pateticamente in estasi per l’avvenenza dei loro ragazzi. Ma eccomi qui, costantemente abbagliata dalla bellezza di quest’uomo complicato, frustrante, problematico e peccaminosamente sexy di cui mi innamoravo sempre di più ogni giorno.
Mentre ci guardavamo, la sua espressione severa non mutò e lui non smise di parlare a quel poveretto all’altro capo del ricevitore, ma il suo sguardo s’infiammò, passando dalla fredda irritazione al calore infuocato.
Avrei dovuto essere abituata al cambiamento che avveniva in lui quando mi guardava, ma mi colpiva ancora al punto da farmi sussultare. Quello sguardo esprimeva quanto desiderasse scoparmi – cosa che faceva ogni volta che ne aveva la possibilità – e quanto veemente e implacabile fosse la sua forza di volontà. Un’aura di potenza e controllo contrassegnava tutto ciò che Gideon faceva nella vita.
«Ci vediamo sabato alle otto» concluse, prima di togliersi l’auricolare e gettarlo sulla scrivania. «Vieni qui, Eva.»
Un brivido mi attraversò per il modo in cui aveva pronunciato il mio nome, con la stessa sferzante autorità con cui diceva “Vieni, Eva” quando ero sotto di lui, piena di lui, e desideravo disperatamente godere per lui…
«Non c’è tempo, ora, asso.» Indietreggiai nel corridoio, perché ero vulnerabile quando si trattava di Gideon. Il sottofondo roco nella sua voce raffinata era capace di portarmi all’orgasmo quasi al solo sentirlo. E ogni volta che lui mi toccava, io cedevo.
Mi diressi in fretta in cucina per preparare il caffè.
Gideon borbottò qualcosa sottovoce e mi seguì, raggiungendomi in un attimo con le sue lunghe falcate. Mi trovai bloccata contro la parete del corridoio da un metro e ottantotto di uomo eccitato e focoso.
«Tu sai cosa succede quando scappi, angelo.» Gideon mi mordicchiò il labbro inferiore e poi mitigò il lieve bruciore con la carezza della sua lingua. «Io ti prendo.»
Dentro di me qualcosa sospirò con felice arrendevolezza e il mio corpo si rilassò per il piacere di trovarsi premuto contro il suo. Lo desideravo costantemente, in modo così profondo: da avvertire un dolore fisico. Quello che provavo era lussuria, ma anche molto di più. Qualcosa di così prezioso e profondo: la brama di Gideon per me non mi causava la reazione che mi avrebbe suscitato un altro uomo. Se chiunque altro avesse cercato di sottomettermi con il peso del suo corpo, sarei andata fuori di testa. Con Gideon, invece, non era mai stato un problema. Lui sapeva di cosa avevo bisogno e fin dove poteva spingersi.
L’improvviso lampo del suo sorriso mi fece fermare il cuore.
Di fronte al suo volto mozzafiato, incorniciato dai capelli neri, le ginocchia mi cedettero. Era elegante e sofisticato in tutto, a parte quelle voluttuose, lunghe ciocche di seta.
Strofinò il naso contro il mio. «Non puoi guardarmi in quel modo e poi andartene. Dimmi a cosa stavi pensando quando ero al telefono.»
Le mie labbra si piegarono in un sorriso ironico. «Pensavo a quanto sei bello. È disgustoso quante volte ci penso. Avrei già dovuto abituarmi.»
Mi mise le mani a coppa sul sedere e mi attirò ancora di più a sé, stuzzicandomi con l’ondeggiamento esperto dei suoi fianchi contro i miei. Era incredibilmente bravo a letto, e lo sapeva. «Che mi venga un colpo se te lo permetterò.»
«Ah, sì?» Un fiotto di calore scivolò sinuoso nelle mie vene e il mio corpo fremette di desiderio. «Non vorrai che io sia come tutte quelle donne con gli occhi luccicanti che pendono dalle tue labbra, Mr Odio le Aspettative Esagerate?»
«Quello che voglio» mormorò in tono sensuale, prendendomi il mento e accarezzandomi il labbro inferiore con il pollice «è che tu sia troppo impegnata a pensare a me per pensare a chiunque altro.»
Inspirai lentamente, fremendo. Ero completamente conquistata dall’ardore nei suoi occhi, dal tono provocante della sua voce, dal calore del suo corpo e dal profumo della sua pelle, che faceva venire l’acquolina in bocca. Lui era la mia droga, e io non avevo alcuna intenzione di disintossicarmi.
«Gideon» dissi senza fiato, estasiata.
Gemendo appena, lui posò la bocca sulla mia e cancellò ogni pensiero riguardante l’ora con un bacio profondo e lussurioso… Un bacio che riuscì quasi a distrarmi dall’insicurezza che mi aveva appena rivelato.
Gli infilai le dita tra i capelli per tenerlo fermo e restituirgli il bacio, la mia lingua che si avvolgeva alla sua in una carezza. Eravamo una coppia da così poco tempo. Meno di un mese. E la cosa peggiore era che nessuno di noi due sapeva come fare ad avere una relazione come quella che stavamo tentando di costruire, una relazione in cui entrambi rifiutavamo di fingere che andasse tutto bene.
Le sue braccia si allacciarono intorno a me, stringendomi possessive. «Avrei voluto passare il weekend con te alle Florida Keys… nudi.»
«Mmh, sembra bello.» Più che bello. Per quanto Gideon mi piacesse da morire in completo elegante, lo preferivo di gran lunga senza vestiti. Evitai di puntualizzare che non sarei stata disponibile quel weekend…
«Invece dovrò trascorrerlo a occuparmi degli affari» mormorò lui, con le labbra premute contro le mie.
«Affari che hai lasciato da parte per colpa mia?» Aveva trascurato il lavoro per passare del tempo con me, e sapevo che ciò avrebbe avuto delle ripercussioni. Mia madre era al suo terzo matrimonio, e tutti i suoi mariti erano stati magnati ricchissimi e di successo. Sapevo che il prezzo dell’ambizione era fare molto tardi in ufficio.
«Pago un salario molto generoso ad altre persone per poter stare con te.»
Bella replica. Notando un lampo d’irritazione nel suo sguardo, lo distrassi. «Grazie. Beviamoci un caffè finché abbiamo tempo.»
Gideon mi sfiorò le labbra con la lingua, poi mi lasciò andare. «Mi piacerebbe essere in volo per le otto di domani sera. Metti in borsa abiti freschi e leggeri. L’Arizona ha un clima caldo e secco.»
«Cosa?» Sbattei le palpebre, mentre lui scompariva nel suo studio. «I tuoi affari sono in Arizona?»
«Sfortunatamente.»
“Oh… wow.” Decisi di rimandare la discussione e puntai verso la cucina. Mentre attraversavo il grande appartamento, con il suo fascino vecchio stile e le sue slanciate finestre ad arco, il rumore dei miei tacchi veniva di volta in volta esaltato dal parquet lucente e smorzato dai tappeti Aubusson. Arredato con mobili di legno scuro e tessuti di colore naturale, quell’ambiente lussuoso era illuminato da particolari preziosi. Per quanto la casa di Gideon gridasse ricchezza, riusciva tuttavia a essere calda e accogliente, un luogo confortevole in cui rilassarsi e sentirsi coccolati.
Arrivata in cucina, misi una tazza sotto il beccuccio della macchina da caffè. Gideon mi raggiunse con la giacca piegata sul braccio e il cellulare in mano. Riempii una tazza anche per lui, prima di prendere il latte parzialmente scremato dal frigorifero.
«Potrebbe essere una fortuna, dopotutto» dissi, e gli ricordai il problema con il mio coinquilino. «Ho bisogno di affrontare Cary, questo weekend.»
Gideon fece scivolare il telefono nella tasca interna della giacca, che poi appese allo schienale di uno degli sgabelli del bancone della cucina. «Tu vieni con me, Eva.»
Sospirando, versai il latte nel mio caffè. «Per fare cosa? Starmene sdraiata nuda ad aspettare che tu finisca di lavorare per venire a scoparmi?»
Senza smettere di fissarmi, prese la sua tazza e sorseggiò il caffè bollente con ostentata calma. «Hai intenzione di discutere?»
«Hai intenzione di farla difficile? Ne abbiamo parlato. Sai che non posso abbandonare Cary dopo quello che è successo la notte scorsa.» Il groviglio di corpi che avevo trovato nel mio salotto aveva dato un significato nuovo alla parola “ammucchiata”.
Rimisi il latte nel frigorifero, con la sensazione di essere inesorabilmente dominata dalla forza di volontà di quell’uomo. Era stato così fin dall’inizio. Quando voleva, Gideon riusciva a farmi sentire le sue richieste. Ed era molto, molto difficile ignorare la parte di me che desiderava disperatamente dargli qualsiasi cosa volesse. «Tu ti prenderai cura dei tuoi affari e io mi prenderò cura del mio migliore amico, poi torneremo a prenderci cura l’uno dell’altra.»
«Non rientrerò prima di domenica notte, Eva.»
Ah… Rendendomi conto che saremmo rimasti separati così a lungo, avvertii una specie di fitta al ventre. La maggior parte delle coppie non passava insieme ogni momento libero, ma noi eravamo diversi. Entrambi avevamo fissazioni, insicurezze, e una dipendenza reciproca che richiedeva contatti regolari per far sì che tutto funzionasse. Odiavo stare lontano da lui. Raramente passavo più di un paio d’ore senza pensarlo.
«Neanche tu sopporti l’idea» aggiunse tranquillo, studiandomi in quel suo modo particolare che diceva tutto. «Prima di domenica saremo entrambi a pezzi.»
Soffiai sul caffè, prima di berne un rapido sorso. Il pensiero di passare l’intero weekend senza di lui mi turbava. Peggio ancora, detestavo l’idea che lui trascorresse tutto quel tempo lontano da me. C’erano un sacco di occasioni là fuori, donne che non erano così problematiche e con cui non era difficile stare.
«Sappiamo entrambi che non è molto salutare, Gideon» riuscii a dire, nonostante tutto.
«Ah, sì? Nessun altro sa com’è essere come noi.»
Okay, gliene davo atto.
«Dobbiamo andare al lavoro» dissi, sapendo che questo problema ci avrebbe fatti impazzire per l’intera giornata. Più tardi lo avremmo risolto, ma per adesso eravamo come annientati.
Si appoggiò al bancone, incrociò le gambe e, testardamente, rimase lì. «Tu devi venire con me.»
«Gideon.» Il mio piede cominciò a battere sul pavimento. di travertino. «Non posso rinunciare alla mia vita per te. Se divento una specie di trofeo, ti stancherai di me molto presto. Accidenti, mi stancherei io stessa di me. Passare un paio di giorni a raddrizzare altre parti delle nostre vite non ci ucciderà di sicuro, anche se non ci piacerà.»
Il suo sguardo catturò il mio. «Mi dai troppi problemi per essere una donna trofeo.»
«Serve un piantagrane per riconoscerne un altro.»
Gideon si raddrizzò, scrollandosi di dosso quella sensualità indolente e catturandomi all’istante con la sua austera forza di volontà. Era così mutevole, come me. «La stampa ti è stata parecchio addosso, ultimamente, Eva. Non è un segreto che tu vivi a New York. Non posso lasciarti qui e andarmene. Porta Cary con te, se devi. Puoi discutere con lui mentre aspetti che io finisca di lavorare e venga a scoparti.»
«Ah.» Presi atto del suo tentativo di alleggerire la tensione con una battuta, ma capii qual era la vera obiezione di Gideon alla nostra separazione: Nathan. Il mio fratellastro era l’incubo del mio passato e Gideon temeva che potesse ricomparire nel mio presente. Mi spaventava dover ammettere che non si sbagliava del tutto. Lo scudo di anonimato che mi aveva protetta per anni era stato infranto dalla nostra relazione ormai universalmente nota.
Dio… Non avevamo avuto il tempo di affrontare quel casino, ma sapevo che non era un punto su cui Gideon sarebbe stato pronto a cedere. Era profondamente possessivo e abituato ad affrontare i suoi antagonisti con spietata determinazione, e non avrebbe permesso che mi succedesse qualcosa di male.
Guardò l’orologio. «Dobbiamo andare, angelo.»
Afferrò la giacca, poi mi fece segno di precederlo in soggiorno, dove presi la mia borsetta e il sacchetto in cui tenevo le scarpe basse e altre cose. Scendemmo al pianterreno con l’ascensore privato e ci infilammo sul sedile posteriore del suo SUV Bentley nero.
«Salve, Angus» salutai l’autista, che si toccò la tesa del berretto da chauffeur.
«Buongiorno, Miss Tramell» replicò lui con un sorriso. Era un vecchio gentiluomo, con i capelli rossi striati di grigio. Mi piaceva per molte ragioni, tra cui il fatto che era l’autista di Gideon fino dai tempi delle superiori e gli voleva davvero bene.
Un’occhiata veloce al Rolex, regalo di mia madre e del mio patrigno, mi disse che sarei riuscita ad arrivare in tempo al lavoro… se non fossimo rimasti intrappolati nel traffico. Mentre formulavo quel pensiero, Angus si immise abilmente nel fiume di taxi e automobili. Dopo la tensione silenziosa nell’appartamento di Gideon, il frastuono di Manhattan riuscì a svegliarmi come una dose di caffeina. Lo strombazzare dei clacson e il rumore degli pneumatici sui tombini mi corroboravano. Il flusso dei pedoni scorreva rapidamente su entrambi i lati della strada intasata, mentre gli edifici si protendevano ambiziosi verso il cielo, mantenendoci in ombra anche se il sole era già alto.
Dio, amavo sul serio New York! Ogni giorno mi concedevo un po’ di tempo per sentire quella città dentro di me, per cercare di assorbirla.
Mi sistemai sul sedile e presi la mano di Gideon, stringendola forte. «Ti sentiresti meglio se Cary e io lasciassimo la città nel weekend, magari per andare a Las Vegas?»
Gideon mi fissò. «Sono una minaccia per Cary? È per questo che non prendi in considerazione l’Arizona?»
«Cosa? No. Non è quello che penso.» Mi spostai sul sedile e lo guardai. «Qualche volta mi serve tutta la notte per convincerlo a sfogarsi.»
«Non è quello che pensi?» Ripeté le mie parole, prendendo in considerazione solo le prime che mi erano uscite di bocca e ignorando il resto.
«Cary potrebbe avere la sensazione di non potersi rivolgere a me quando ne ha bisogno perché sono sempre insieme a te» spiegai mentre l’auto passava sopra una buca, costringendomi a tenere con due mani la tazza di caffè che mi ero portata dietro. «Senti, non devi assolutamente essere geloso di Cary. Quando dico che per me è come un fratello non scherzo. Non è necessario che ti piaccia, ma tu devi capire che è una parte irrinunciabile della mia vita.»
«A lui dici la stessa cosa di me?»
«Non ce n’è bisogno. Lo sa. Sto cercando di raggiungere un compromesso, qui…»
«Io non faccio mai compromessi.»
Aggrottai la fronte. «Negli affari sono certa di no. Ma questa è una relazione, Gideon. Richiede il dare e…»
Il ringhio di Gideon troncò la mia frase. «Il mio aereo, il mio hotel e, se lasci l’edificio, ti farai accompagnare dagli addetti alla sicurezza.»
La sua capitolazione improvvisa mi sorprese e mi zittì per un minuto. Abbastanza perché lui inarcasse un sopracciglio e assumesse quello sguardo da “prendere o lasciare”.
«Non credi che sia un po’ eccessivo?» gli chiesi. «Ci sarà Cary con me.»
«Mi perdonerai se, dopo la scorsa notte, non mi fido di lui per quanto riguarda la tua sicurezza.» Mentre beveva il caffè, la sua postura mi fece chiaramente capire che la conversazione, per quel che lo riguardava, era chiusa. Mi aveva presentato le soluzioni che per lui erano accettabili.
Mi sarei potuta arrabbiare per quel suo modo di fare il prepotente, se non avessi capito che voleva solo proteggermi. Nel mio passato c’erano scheletri pericolosi, e frequentare Gideon mi aveva messo sotto la luce dei riflettori. Questo avrebbe potuto portare Nathan Barker dritto alla mia porta.
Inoltre, controllare tutto ciò che lo circondava era tipico di Gideon. Faceva parte del pacchetto e dovevo abituarmici.
«Okay» accettai. «Qual è il tuo hotel?»
«Ne ho diversi. Puoi scegliere.» Girò la testa per guardare fuori dal finestrino. «Scott ti manderà la lista via mail. Quando avrai deciso, faglielo sapere e lui provvederà. Partiremo insieme e torneremo insieme.» Appoggiai la schiena al sedile e bevvi un sorso di caffè, notando la mano di Gideon stretta a pugno sulla sua coscia. Nel riflesso del vetro fumé il suo volto appariva impassibile, ma percepivo il suo malumore.
«Grazie» mormorai.
«Non ringraziarmi. Non sono contento di questo, Eva.» Un muscolo della sua mascella scattò. «Il tuo coinquilino è fuori di testa e io devo passare il weekend senza di te.»
Detestavo che fosse infelice. Gli presi la tazza di caffè dalle mani e la infilai, insieme alla mia, negli appositi portabicchieri. Poi mi misi a cavalcioni su di lui e gli posai le mani sulle spalle. «Apprezzo che tu abbia accettato questo compromesso, Gideon. Significa tanto per me.»
Lui mi imprigionò con il suo sguardo intenso. «Sapevo che mi avresti fatto impazzire fin dal primo momento in cui ti ho visto.»
Sorrisi, ricordando il modo in cui ci eravamo conosciuti. «A gambe all’aria sul pavimento dell’atrio del Crossfire?»
«Prima. Fuori.»
Corrugai la fronte. «Fuori dove?» chiesi.
«Sul marciapiede.» Gideon mi strinse i fianchi in quel modo possessivo e autoritario che me lo faceva desiderare ancora di più. «Stavo andando a una riunione. Un minuto più tardi e ti avrei persa. Ero appena salito in macchina quando tu hai svoltato l’angolo.»
Ricordavo la Bentley parcheggiata davanti al marciapiede quel giorno. Ero troppo intimorita dal Crossfire per accorgermi dell’elegante veicolo quando ero arrivata, ma l’avevo notato andandomene.
«Mi hai colpito nell’istante in cui ti ho vista» aggiunse con voce roca. «Non potevo distogliere lo sguardo. Ti volevo subito. Troppo. Quasi con violenza.»
Come avevo fatto a non capire che nel nostro primo incontro c’era di più di quello di cui mi ero resa conto? Avevo creduto che ci fossimo incrociati per caso. Ma quel giorno lui stava per andarsene… Questo significava che era tornato dentro deliberatamente. Per me.
«Ti sei fermata proprio accanto alla Bentley» continuò. «E hai alzato la testa. Stavi guardando l’edificio e ti ho immaginata in ginocchio, mentre guardavi me nello stesso modo.»
Il ringhio di sottofondo nella voce di Gideon mi spinse a dimenarmi su di lui. «Cioè, in quale modo?» sussurrai, ipnotizzata dal fuoco nei suoi occhi.
«Con eccitazione. Un pizzico di soggezione… E un po’ di paura.» Mi mise le mani sul sedere e mi attirò ancor di più a sé. «Non potevo evitare di seguirti dentro. Ed eccoti lì, proprio dove ti volevo, dannatamente vicina, in ginocchio di fronte a me. In quel momento ho avuto diverse fantasie su quello che ti avrei fatto quando ti avrei avuta nuda tutta per me.»
Deglutii, ricordando l’analoga reazione che avevo avuto io nei suoi confronti. «Quando ti ho guardato per la prima volta ho pensato al sesso. Al sesso sfrenato, quello che ti fa urlare.»
«L’ho visto.» Le sue mani scivolarono lungo la mia schiena. «E sapevo che anche tu avevi visto me. Avevi visto ciò che sono davvero… Mi hai visto dentro.»
Ed era stato ciò che mi aveva fatta finire letteralmente con il sedere per terra. L’avevo guardato negli occhi e avevo capito quanto profondamente si controllasse, quanto fosse tenebrosa la sua anima. Avevo visto il potere, la voracità, il controllo, la brama. Da qualche parte, nel mio intimo, ero consapevole che mi avrebbe posseduta. Era un sollievo sapere che lui aveva provato lo stesso sconvolgimento a causa mia.
Gideon mi attirò a sé finché le nostre fronti si toccarono. «Nessuna mi aveva mai visto dentro, Eva. Tu sei l’unica.»
Sentii un nodo serrarmi dolorosamente la gola. Gideon era un uomo duro sotto molti aspetti, eppure riusciva a essere così dolce con me, in maniera quasi infantile, e io l’adoravo perché era puro e senza freni. Se nessun’altra si era data la pena di guardare al di là del suo volto mozzafiato e del suo impressionante conto in banca, significava che non meritava di conoscerlo meglio. «Non ne avevo idea. Eri così… freddo. Non mi era affatto sembrato di averti colpito.»
«Freddo?» sbottò lui, divertito. «Stavo bruciando per te. Mi sono sentito sottosopra da allora.»
«Caspita! Grazie.»
«Mi hai reso dipendente» disse, con voce roca. «E ora non posso sopportare il pensiero di due giorni senza di te.»
Gli sollevai il mento e lo baciai teneramente, blandendolo con le labbra quasi a chiedergli scusa. «Ti amo» sussurrai contro la sua bellissima bocca. «Nemmeno io posso stare lontana da te.»
Il bacio che mi diede in risposta fu avido, divorante, eppure il modo in cui mi stringeva a sé era gentile e rispettoso, come se fossi preziosa. Quando si staccò da me, entrambi respiravamo a fatica.
«Non sono neppure il tuo tipo» lo presi in giro, cercando di alleggerire l’atmosfera prima che arrivassimo al lavoro. La preferenza di Gideon per le brune era risaputa e ben documentata.
Sentii che la Bentley si fermava. Angus scese dalla macchina per concederci un po’ di privacy, lasciando il motore e l’aria condizionata accesi. Lanciai un’occhiata fuori dal finestrino e vidi il Crossfire.
«A proposito del fatto di essere il mio tipo…» Gideon appoggiò la testa allo schienale e sospirò «… hai sorpreso Corinne. Non sei come lei si aspettava che tu fossi.»
I muscoli della mia mascella si contrassero quando sentii il nome dell’ex fidanzata di Gideon. Nemmeno il fatto di sapere che la loro relazione per lui si era fondata più sull’amicizia e sulla solitudine che sull’amore serviva ad allentare la morsa della gelosia che mi dilaniava. La gelosia era uno dei miei difetti più gravi. «Perché sono bionda?» «Perché… non assomigli a lei.»
Mi si mozzò il fiato in gola. Non avevo pensato che fosse stata Corinne a definire lo standard della donna ideale di Gideon. Anche se Magdalene Perez – una di quelle amiche che avrebbe voluto essere qualcosa di più per lui – aveva detto di essersi fatta crescere i capelli per somigliare a Corinne, non avevo afferrato le implicazioni di quell’osservazione. Oddio… Se era vero, allora Corinne aveva un potere immenso su Gideon, molto più di quello che potevo tollerare. Sentii i battiti del cuore accelerare e avvertii una fitta allo stomaco. La odiai in modo irrazionale. Odiai il fatto che avesse avuto anche solo un pezzetto di lui. Odiai ogni donna che avesse conosciuto il suo tocco… la sua lussuria… il suo corpo incredibile.
Feci per scivolare giù dalle sue ginocchia.
«Eva.» Mi tenne ferma, aumentando la stretta sulle mie cosce. «Non so se ha ragione.»
Abbassai lo sguardo e la vista al suo anulare destro dell’anello che gli avevo regalato – il marchio della sua appartenenza a me – mi calmò. E così pure la sua espressione confusa, quando lo guardai. «Non lo sai?»
«Se così è stato, non si è trattato di un atto consapevole. Non stavo cercando lei in altre donne. Non pensavo di cercare qualcosa, finché non ho visto te.»
Feci scorrere le mani sul bavero della sua giacca, mentre il sollievo mi pervadeva. Forse lui non l’aveva cercata consapevolmente, ma anche se l’avesse fatto, io non avrei potuto essere più diversa da Corinne nell’aspetto e nel carattere. Ero unica per lui, una donna diversa dalle altre in tutto e per tutto. Avrei voluto che ciò bastasse a sopprimere la mia gelosia.
«Forse non era una preferenza né un modello.» Gli passai un dito sulla fronte per cancellare la ruga che la attraversava. «Dovresti chiederlo al dottor Petersen, quando lo vedremo stasera. Vorrei avere più risposte dopo tutti gli anni di terapia, ma non le ho. C’è molto di inspiegabile tra noi, vero? Continuo a non avere idea di cosa tu abbia visto in me che ti ha tanto affascinato.»
«È quello che tu vedi in me, angelo» disse lui, tranquillo, mentre i suoi lineamenti si addolcivano. «È il fatto che tu sai quello che ho dentro e ancora mi desideri tanto quanto io desidero te. Ogni notte vado a dormire con la paura di svegliarmi e scoprire che te ne sei andata, o di poterti spaventare tanto da farti fuggire… di sognare che…»
«No. Gideon.» “Accidenti.” Mi spezzava il cuore ogni giorno. Mi distruggeva.
«So che non ti dico quello che provo per te come fai tu con me, ma mi hai. Questo lo sai.»
«Sì, lo so che mi ami, Gideon.» Pazzamente. Scandalosamente. Ossessivamente. Proprio come io amavo lui.
«Sono completamente preso da te, Eva.» Con la testa piegata all’indietro Gideon mi diede il più dolce dei baci, le sue labbra che si muovevano decise e leggere sulle mie. «Ucciderei per te» sussurrò. «Rinuncerei a tutto quello che possiedo per te… ma non rinuncerei mai a te. Due giorni è il mio limite. Non chiedermi più di questo. Non posso accontentarti.»
Non presi alla leggera le sue parole. La sua ricchezza lo isolava, gli dava il potere e il controllo che gli erano stati tolti a un certo punto della vita. Aveva subìto brutali violenze, proprio come me. Il fatto che fosse disposto a perdere la sua serenità per me significava ben più delle parole “Ti amo”.
«Ho bisogno solo di due giorni, asso, e saprò ricompensarti.»
La durezza del suo sguardo sparì, sostituita da un calore sensuale. «Ah, sì? Hai in programma di farti perdonare con il sesso, angelo?»
Piegò la bocca in un sorriso, fissandomi però in un modo che mi fece accelerare il respiro. L’occhiata tenebrosa che mi rivolse mi ricordò – come se avessi potuto dimenticarlo – che Gideon Cross non era un uomo che si poteva domare.
«Ah, Eva…» disse facendo le fusa, abbandonato sul sedile con la vorace noncuranza di un’elegante pantera che avesse trascinato la preda nella sua tana.
Un delizioso brivido mi attraversò. Quando si trattava di Gideon, ero più che disposta a farmi divorare.
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