A seguito di un post pubblicato da un amico, sulla bacheca di Facebook ho deciso che la curiosità di oggi riguarderà le CENSURE e la proibizioni dei libri. Nel post veniva riportato che in Arabia il catalogo dall' IKEA veniva pubblicato censurando dalla copertina la figura femminile, presente nel catalogo originale,come potete vedere nell’immagine.
Da qui scavando più a fondo ho scoperto che tutt'oggi questa censura non riguarda soltanto la figura femminile ma anche i libri. Il magazine romanzato di BLOGO, ha pubblicato una lista, resa nota dall’Associazione Americana Biblioteche, contenente tutti quei libri che vari gruppi di persone hanno cercato di proibire nel corso dell’anno 2010. I dieci libri censurati sono considerati offensivi poiché promuovono l’omosessualità, per il linguaggio offensivo utilizzato, per il razzismo, la droga, la violenza, l’età inadatta ad un pubblico minorile, il punto di vista religioso e politico presente nei romanzi e infine perché viene presentato in modo “divertente” il sesso promiscuo.
La lista pubblicata è la seguente:
Peter Parnell – Justin Richardson, E con Tango siamo in tre
Sherman Alexie, Diario assolutamente sincero di un indiano part-time
Aldous Huxley, Il mondo nuovo
Ellen Hopkins, Crank :
Suzanne Collins, Hunger games
Natasha Friend, Lush
Sonya Sones, What My Mother Doesn’t Know
Barbara Ehrenreich, Una paga da fame. Come (non) si arriva a fine mese nel paese più ricco del mondo
Amy Sonnie, Revolutionary Voices. A Multicultural Queer Youth Anthology
Stephenie Meyer, Twilight
Una lista simile è stata pubblicata anche da AdeBooks includendo libri come:
Harry Potter e la pietra filosofale di J.K. Rowling, censurato negli Emirati Arabi Uniti perché incita alla stregoneria;
Il codice da Vinci di Dan Brown, vietato in Libano perché considerato offensivo per il Cristianesimo;
Le mille e una notte, inserito nella lista nera in Arabia Saudita e in Egitto, in quanto minaccia il tessuto morale del paese. E di libri censurati ne potremo citare a centinaia, ma meglio fermarci qui per introdurre la manifestazione avvenuta in Iran nel dicembre 2012.
I poeti e traduttori iraniani hanno chiesto la fine della censura sulla pubblicazione dei libri. Questi sostengono che nel corso degli anni la censura sia notevolmente aumentata nella Repubblica Islamica e, nella lettera indirizzata al governo scrissero: “Alle soglie del 21esimo secolo, l’Iran è uno dei pochissimi Paesi al mondo dove gli autori devono richiedere una licenza allo Stato per poter pubblicare i loro libri, anche se quest’obbligo non è previsto dalla Costituzione”. Secondo loro la censura sempre più dilagante in Iran ha portato a una diminuzione del numero di libri pubblicati. Lo scritto prosegue affermando che “in questo modo il governo prende in ostaggio la libertà di espressione, la creatività e la vita degli scrittori, con lo scopo di imporre agli autori le idee del governo stesso”. Tale richiesta le autorità iraniane hanno fatto sapere che cadrà nel vuoto, affermando che la censure dei libri non è un ostacolo, ma una necessità.
Il Leader Supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, si è espresso affermando che “non tutti i libri sono necessariamente buoni e non tutti sono innocui. Alcuni libri sono nocivi”. Ha aggiunto inoltre che coloro che occupano ruoli di responsabilità nell’industria letteraria non dovrebbero permettere ai ‘libri nocivi’ di entrare nel mercato nazionale.
È incredibile come, ancora oggi, il diritto alla lettura venga osteggiato in base a stupide pruderie che non fanno altro che aumentare il fascino di certe letture. Che poi non è che i “giovani d’oggi” abbiano bisogno dei libri per avere informazioni sul sesso. Sarebbe meglio se i genitori, invece di perdere tempo in novelle inquisizioni, parlassero con i propri figli. Ma si sa, è più facile dare la colpa a qualcun altro (il libro, per esempio) invece che assumersi le proprie responsabilità.
Ilaria di
Bookcret, quello che i libri non dicono
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