Carissimi lettori di Bookcret,
quest'oggi vorrei provare a recensire il più grande capolavoro letterario di Oscar Wilde. Sto parlando naturalmente del mitico, ineguagliabile, indimenticabile: "Il ritratto di Dorian Gray".
Titolo: Il ritratto di Dorian Gray Autore: Oscar Wilde Editore: Mondadori Collana: Oscar classici N. pagine: 288 Genere: romanzo gotico Recensione eseguita da Ilaria
Trama: Dorian Gray, un giovane di straordinaria bellezza, si è fatto fare un ritratto da un pittore. Ossessionato dalla paura della vecchiaia, ottiene, con un sortilegio, che ogni segno che il tempo dovrebbe lasciare sul suo viso, compaia invece solo sul ritratto. Avido di piacere, si abbandona agli eccessi più sfrenati, mantenendo intatta la freschezza e la perfezione del suo viso. Poiché Hallward, il pittore, gli rimprovera tanta vergogna, lo uccide. A questo punto il ritratto diventa per Dorian un atto d'accusa e in un impeto di disperazione lo squarcia con una pugnalata. Ma è lui a cadere morto: il ritratto torna a raffigurare il giovane bello e puro di un tempo e a terra giace un vecchio segnato dal vizio.
Recensione:
La principale tematica trattata all'interno del romanzo è l'esaltazione della bellezza su cui è incentrata tutta la vicenda. Un bene terreno effimero, destinato, a causa del tempo fuggevole, a mutare e infine a scomparire. Che spinte anche il più innocente degli uomini alla perdizione. Dorian Gray, protagonista della vicenda, è un giovane aristicratico di straordinaria bellezza. Ha circa vent'anni, possiede labbra rosse ben disegnate, franchi occhi azzurri e riccioli biondi.
Indotto dall'amico Lord Henry Wotton a riflettere su fatto che la propria bellezza non sarà mai eterna e che anche lui come tutti gli altri uomini, invecchierà, stringe un patto con il diavolo. Il quadro che lo raffigura, creato dall'amico Basil, portera su di sè l'invecchiamento del tempo e della bellezza permettendo al giovane eterna giovinezza, portandolo insesorabilmente alla perdizione della propria anima. Nel corso della sua vita commetterà atti inauditi che convolgeranno le vite delle persone che lo circondano come Sibil Vane, ragazza dolce, gentile, sognatrice, perdutamente innamorata del giovane, e il caro amico Basil che con la sua amicizia, il suo affetto e il suo buon cuore cercherà di aiutare Dorian a tornare sulla retta via. Dorian Gray è un esteta, quindi rappresenta una figura che nacque in Ighilterra nella seconda metà dell'Ottocento, il Dandy. Costui risulta essere un uomo eccentrico, affascinante, provvisto di una straordinaria bellezza e raffinatezza nei modi e nel vestire. Colui che non segue la moda, ma la crea. Un uomo che disprezza profondamente la società borghese e che vota la propria vita alla sregolatezza. La vicenda è ambienta a Londra in epoca vittoria. Il protagonista viene spesso descritto in spazi chiusi come, la propria casa, la casa degli amici Basil ed Henry, in teatro mentre assiste alla rappresentazione della donna amata Sibil Vane, e nel vecchi studio dove verrà rinchiuso il quadro affinché nessuno possa vederlo. Lo stesso luogo in cui Basil e la sua creazione cesseranno di esistere per sempre. Tutti i luoghi, dettagliatamente descritti, sono reali e indispensabili allo svolgimento della narrazione.
Il protagonista della vicenda è Dorian Gray, giovane aristocratico, ingenuo,capriccioso, immaturo e facilmente influenzabile, vittima della propria bellezza e del proprio segreto. Lord Henry Wotton, inizialmente si pensa essere lo stesso Oscar Wilde che utilizza il personaggio per esprimere le proprie idee e concezioni sulla vita ma, dopo un' accurata riflessione, si può giungere alla conclusione che le parole messe in bacca ad Henry siano le meditazioni della società in cui visse l'autore. Una società "inetta", cinica, ricca di teorie e pregiudizi, la stessa da cui Wilde venne giudicato e imprigionato per una sua possibile indole all'omossessualità. Ora è assodato che Wilde nella seconda metà della sua vita ebbe una relazione omosessuale.
Il pittore, Basil Hallward, l'ideato del quadro è un uomo onesto,introverso, di buon cuore che tiene realmente alla vita di Dorian. L'unico che tenterà di persuadere Dorian a cambiare stile di vita. Nel libro, non è ben chiaro il rapporto che sussiste tra Basil e Dorian. L'interesse del pittore può sembrare puramente artistico, poichè Dorian con la sua ostentata bellezza ispira la sua arte, ma certi suoi atteggiamenti e commenti farebbero pensare ad un interesamento più profondo, morboso, quasi amoroso. La vicenda viene raccontata da un narratore esterno, il linguaggio è curato e raffinato, le descrizioni di luoghi e personaggi sono dettagliate. Nel capitolo in cui Oscar narra degli hobby di Dorian il linguaggio diventa più tecnico, scientifico e le descrizioni dei vari oggetti sono minuziose. Inoltre all'interno del romanzo vi sono molte espressioni tipiche dell'epoca che contribuiscono a mantenere un'univocità all'interno del racconto. L'intenzione di Wilde è quella di portare avanti una dura critica nei confronti della società londinese del XIX secolo, troppo critica, dedita a falsi ideali, legata a costumi e tradizioni antiche. Pertanto il romanzo può essere considerato un documento storico, poiché descrive in maniera puntigliosa gli agi, i costumi, le tradizioni, i pregiudizi e i vizi del popolo londinese in età vittoriana.
Dal romanzo venne ideata una pellicola del 2009, che presenta notevoli differenze con il capolavoro di Oscar Wilde. Se nel libro viene data più importanza alle riflessioni dei vari personaggi, nel film viene messa in evidenza la dissoluzione di Dorian, dedito al piacere carnale. Consiglio vivamente a chi ancora non avesse letto questo romanzo a farlo.Un libro emblematico che si può ricondurre ai nostri tempi nel quale siamo troppo legati a falsi ideali e ci interessiamo troppo ai pregiudizi della società per vivere pienamente la nostra vita ed essere liberi di esprimere noi stessi come individuo e non come un essere inserito in una società.
"La cosa più difficile a questo mondo? Vivere! Molta gente esiste, ecco tutto"
Estratto I Capitolo
Lo studio era pervaso dall'odore intenso delle rose e, quando tra gli alberi del giardino spirava la leggera brezza
estiva, dalla porta spalancata entrava l'intenso odore dei lillà, o il più delicato profumo dei fiori rosa dell'eglantina.
Dall'angolo del divano di coperte da sella persiane, sul quale era sdraiato, fumando com'era sua abitudine
innumerevoli sigarette, Lord Henry Wotton coglieva lo splendore dei fiori di liburno del colore e della dolcezza del
miele, i cui tremuli rami parevano appena sopportare il peso della loro fiammeggiante bellezza. Ogni tanto, l'ombra
fantastica di un uccello in volo saettava, con un fuggevole effetto giapponese, sulle lunghe tende di seta grezza tese
dinanzi all'enorme finestra ricordandogli quei pittori di Tokio dal viso di pallida giada che, con i mezzi di un'arte
necessariamente immobile, cercano di rendere il senso della velocità e del moto. Il cupo ronzio delle api che vagavano
tra le alte erbe non falciate o roteavano con monotona insistenza intorno agli stami coperti di polvere dorata degli sparsi
caprifogli sembrava rendere ancora più opprimente la sensazione di immobilità. Il rombo sommesso della città di
Londra ricordava le note basse di un organo lontano.
In mezzo alla stanza, fissato a un cavalletto, stava il ritratto a figura intera di un giovane di straordinaria
bellezza e di fronte, poco lontano, sedeva l'autore, Basil Hallward, la cui improvvisa scomparsa alcuni anni prima aveva
suscitato tanto scalpore e fatto sorgere tante strane congetture.
Mentre il pittore guardava la forma bella e piena di grazia che con tanta abilità artistica aveva raffigurato, un
sorriso di compiacimento gli attraversò il volto e parve volervisi fermare. Ma, improvvisamente, si alzò e chiudendo gli
occhi posò le dita sulle palpebre, come se volesse tener prigioniero nella mente uno strano sogno da cui temeva
ridestarsi.
«È la tua opera migliore, Basil, la più bella cosa che hai mai fatto,» disse languido Lord Henry. «Devi
assolutamente esporla al Grosvenor. L'Accademia è troppo grande e troppo volgare. Ogni volta che ci sono andato c'era
tanta di quella gente che non sono riuscito a vedere i quadri, il che è tremendo, oppure tanti di quei quadri che non sono
riuscito a vedere la gente, il che è anche peggio. Davvero, il Grosvenor è l'unico posto possibile.»
«Penso che non lo esporrò in nessun posto,» rispose il pittore gettando all'indietro il capo in quello strano modo
che provocava le risate dei suoi compagni di Oxford. «No, non lo esporrò in nessun posto.»
Lord Henry inarcò le sopracciglia e lo guardò stupito attraverso le sottili spire di fumo che salivano in
fantastici arabeschi dalla sigaretta grevemente oppiata. «Non vuoi esporlo? Perché, mio caro amico? C'è qualche
motivo? Che strani tipi siete, voi pittori! Fate qualunque cosa per ottenere una reputazione, poi non appena l'avete
raggiunta pare che la vogliate gettare via. È una sciocchezza, perché al mondo c'è una sola cosa peggiore del far parlare
di sé ed è il non far parlare di sé. Un ritratto come questo ti porrebbe più in alto di tutti i giovani inglesi e ti farebbe
invidiare dai vecchi, posto che i vecchi siano in grado di provare emozioni.»
«So che riderai di me,» rispose il pittore, «ma non posso davvero esporlo. Vi ho messo dentro troppo di me.»
Lord Henry si allungò sul divano ridendo.
«Sì, sapevo che avresti riso; comunque è proprio vero.»
«Troppo di te! Parola mia, Basil, non ti credevo così vanitoso; e non riesco proprio a trovare nessuna
rassomiglianza tra te, con quel tuo viso forte e marcato e i capelli neri come il carbone, e questo giovane Adone che
pare fatto di avorio e petali di rosa. Infatti, mio caro Basil, lui è un Narciso e tu... ecco, naturalmente hai un'espressione
intelligente e tutto il resto, ma la bellezza, la vera bellezza, finisce dove inizia l'espressione intelligente. L'intelletto è di
per se stesso una sorta di eccesso e in qualunque volto distrugge l'armonia. Non appena uno comincia a pensare, diventa
tutto naso o tutta fronte, oppure qualcosa di orrendo. Guarda quelli che hanno avuto successo nelle professioni
intellettuali. Sono assolutamente disgustosi. Eccetto, naturalmente, gli uomini di chiesa. Ma, del resto, gli uomini di
chiesa non pensano. A ottant'anni un vescovo continua a ripetere quello che gli è stato insegnato a diciotto e, come
naturale conseguenza, ha sempre un aspetto delizioso. Questo tuo misterioso amico di cui non mi hai mai detto il nome,
ma il cui ritratto trovo davvero affascinante, non pensa mai. Ne sono assolutamente sicuro. È una creatura bella e priva
di cervello, una creatura che si dovrebbe avere sempre vicina d'inverno, quando non ci sono fiori da ammirare e d'estate,
quando si sente il bisogno di qualcosa che rinfreschi l'intelligenza. Non illuderti, Basil, non gli assomigli
minimamente.»
«Non mi hai capito, Harry,» replicò l'artista. «Naturalmente non gli assomiglio. Lo so perfettamente. In realtà
mi dispiacerebbe assomigliargli. Scuoti le spalle? No, dico la verità. In ogni genere di distinzione, sia intellettuale che
fisica, c'è una fatalità, quel genere di fatalità che, nella storia, pare in agguato sui passi incerti dei re. È meglio non
essere diversi dal nostro prossimo. I brutti e gli stupidi hanno la parte migliore del mondo. Possono mettersi seduti a
loro agio e godersi lo spettacolo. Se della vittoria non sanno nulla, gli viene perlomeno risparmiata la consapevolezza
della sconfitta. Vivono come tutti dovremmo vivere: senza turbamenti, indifferenti e senza preoccupazioni. Non fanno
male agli altri e non ricevono male da mani altrui. La tua nobiltà e la tua ricchezza, Harry, la mia intelligenza, per quel
che può essere, la mia arte per quel che può valere, la bellezza di Dorian Gray: tutti soffriremo di ciò che gli dei ci
hanno donato, ne soffriremo terribilmente tutti.»
«Dorian Gray? Si chiama così?» domandò Lord Henry, muovendosi verso Basil Hallward.
«Sì, si chiama così. Non volevo dirtelo.»
«Perché no?»
«Oh, non saprei spiegartelo. Quando una persona mi piace moltissimo, non dico mai a nessuno il suo nome. È
come cederne una parte. Sono giunto ad amare la segretezza. Pare essere l'unica cosa che può renderci piena di
meraviglia e di mistero la vita moderna. Basta nasconderla, e la più banale delle cose diventa deliziosa. Quando parto da
Londra, non dico mai ai miei dove vado. Se lo dicessi, perderei ogni piacere. È una stupida abitudine, certo, ma in un
certo qual modo pare che porti una grossa dose di romanticismo nella nostra vita. Immagino che mi riterrai
tremendamente stupido.»
«Niente affatto,» rispose Lord Henry, «niente affatto. Forse dimentichi che sono sposato e l'unico elemento di
fascino del matrimonio sta nella necessità di una vita di inganni tra i coniugi. Io non so mai dov'è mia moglie e lei non
sa mai che cosa sto facendo. Quando ci incontriamo, succede qualche volta, se usciamo insieme a cena o andiamo dal
duca, ci raccontiamo con l'espressione più seria le cose più assurde. In questo mia moglie è molto brava, molto più
brava di me. Non confonde mai i suoi appuntamenti, mentre a me capita regolarmente. Ma quando mi coglie in fallo,
non mi fa scenate. A volte vorrei che me le facesse, ma lei si limita a prendermi in giro.»
«Non sopporto il modo che hai di parlare della tua vita matrimoniale, Harry,» disse Basil Hallward, dirigendosi
verso la porta che dava sul giardino. «Ritengo che tu sia un ottimo marito, ma che ti vergogni moltissimo delle tue virtù.
Sei un tipo straordinario. Non dici mai una sola parola morale e non fai mai una cosa sbagliata. Il tuo cinismo è
semplicemente una posa.»
«La naturalezza è semplicemente una posa, e la più irritante che conosca,» esclamò Lord Henry ridendo. I due
uomini uscirono insieme nel giardino e si accomodarono su un lungo sedile di bambù all'ombra di un alto cespuglio di
alloro. Il sole scivolava sulle foglie lucide, bianche margherite fremevano nell'erba.
Dopo una pausa, Lord Henry estrasse l'orologio. «Mi dispiace, Basil, ma devo andare,» mormorò, «e prima di
andarmene vorrei che tu rispondessi a una domanda che ti ho fatto poco fa.»
«Quale domanda?» domandò il pittore, tenendo gli occhi fissi a terra.
«Lo sai benissimo.»
«Non lo so, Harry.»
«Bene, te la ripeterò. Voglio che tu mi spieghi perché non vuoi esporre il ritratto di Dorian Gray. Voglio sapere
il vero motivo.»
«Te l'ho detto.»
«No. Hai detto che non volevi, perché in esso c'era troppo di te. Ora, questo è infantile.»
«Harry,» disse Basil Hallward, guardandolo negli occhi, «ogni ritratto dipinto con sentimento è un ritratto
dell'artista, non del modello. Il modello è solamente un accidente, l'occasione. Non è lui quello che viene rivelato dal
pittore; è piuttosto il pittore che sulla tela dipinta rivela se stesso. Il motivo per cui non esporrò questo quadro è che ho
il timore di avervi messo in evidenza il segreto della mia anima.»
Lord Henry rise. «E qual è questo segreto?»
«Te lo dirò,» disse Hallward, ma sul viso gli apparve un'espressione perplessa.
«Sono impaziente, Basil,» insistette l'amico lanciandogli un'occhiata.
«Oh, c'è davvero molto poco da dire, Harry,» rispose il pittore, «e temo che ti sarà difficile capirlo. Forse non
lo crederai nemmeno.»
Lord Henry sorrise, si chinò a raccogliere nell'erba una margherita dai petali rosati e la esaminò. «Sono sicuro
che ti capirò,» replicò fissando attentamente il minuscolo disco d'oro piumato di bianco, «e per quanto riguarda il
credere, posso credere a qualunque cosa purché sia del tutto incredibile.»
Il vento fece cadere alcuni boccioli dagli alberi e i pesanti lillà con i loro grappoli di stelle oscillarono nell'aria
languida. Accanto al muro una cavalletta cominciò a emettere il suo lieve stridio e una lunga e sottile libellula fluttuò
nell'aria come un filo azzurro sulle ali di seta bruna. Lord Henry aveva l'impressione di percepire il palpito del cuore di
Basil Hallward. Si chiese che cosa stesse avvenendo.
«La storia è semplicemente questa,» disse il pittore dopo qualche attimo. «Due mesi fa andai a un ricevimento
da Lady Brandon. Sai che noi poveri artisti di tanto in tanto ci dobbiamo far vedere in società, solo per ricordare al
pubblico che non siamo selvaggi. Sei stato tu una volta a dirmi che, con un abito da sera e una cravatta bianca,
chiunque, persino un agente di cambio, può guadagnarsi la reputazione di creatura civile. Bene, mi trovavo nella stanza
da una decina di minuti e stavo parlando con enormi matrone troppo vestite e con noiosi accademici, quando
improvvisamente mi resi conto che qualcuno mi stava guardando. Mi girai a metà e per la prima volta vidi Dorian Gray.
Quando i nostri occhi si incontrarono mi sentii impallidire. Fui preso da una strana sensazione di terrore. Mi rendevo
conto di trovarmi di fronte a un uomo il cui semplice fascino personale era tale che, se mi fossi lasciato andare, se glielo
avessi permesso, avrebbe assorbito in sé la mia vera natura, la mia vera anima, persino la mia arte. Non voglio influenze
esterne nella mia vita. Tu stesso, Harry, sai quanto io sia indipendente di natura. Sono sempre stato padrone di me
stesso o almeno lo sono stato finché non ho incontrato Dorian Gray. Allora... ma non so come spiegartelo. Qualcosa
pareva dirmi che ero sull'orlo di una terribile crisi. Avevo la strana sensazione che il destino avesse in serbo per me
gioie squisite e squisite tristezze. Ebbi paura e mi voltai per lasciare la stanza. Non era la coscienza che mi spingeva a
farlo, quanto piuttosto una sorta di viltà. Non mi vanto di aver cercato di fuggire.»
«La coscienza e la viltà sono esattamente la stessa cosa, Basil. La coscienza è semplicemente il marchio di
fabbrica della ditta: tutto qui.»
«Non credo, Harry, e non credo nemmeno che tu ne sia convinto. In ogni modo, qualunque fosse il motivo, può
anche darsi che fosse l'orgoglio, dato che sono molto orgoglioso, è certo che mi diressi decisamente verso la porta. E
qui, naturalmente, inciampai in Lady Brandon. "Non intenderà lasciarci così presto, signor Hallward?" gridò. La
conosci quella sua voce stranamente stridula.»
«Sì, assomiglia in tutto a un pavone, fuorché nella bellezza,» disse Lord Henry, facendo a pezzi la margherita
con le lunghe dita nervose.
«Non riuscii a liberarmi di lei. Mi portò dalle Altezze Reali, da gente con Stelle e Giarrettiere, da vecchie dame
con diademi giganteschi e nasi da pappagallo. Parlava di me come se fossi il suo più caro amico. In precedenza l'avevo
incontrata solo una volta, ma si era messa in testa di esibirmi. Mi pare che in quel periodo uno dei miei quadri avesse
riscosso un grande successo, o perlomeno se ne era parlato sui quotidiani popolari che nel diciannovesimo secolo
rappresentano il sigillo dell'immortalità. E, improvvisamente, mi trovai faccia a faccia con il giovane la cui personalità
mi aveva così stranamente turbato. Eravamo vicinissimi, quasi ci toccavamo. I nostri occhi si incontrarono una volta
ancora. Fu un atto incauto da parte mia, ma chiesi a Lady Brandon di presentarmelo. Forse, dopotutto, non fu un atto
così incauto: era semplicemente inevitabile. Ci saremmo parlati anche senza nessuna presentazione, ne sono certo. In
seguito Dorian me lo disse. Anche lui aveva avuto la sensazione che fossimo destinati a conoscerci.»
«E che cosa ti disse Lady Brandon di questo meraviglioso giovane?» domandò l'amico. «So che si dedica
sempre a esporre un breve précis di tutti i suoi ospiti. Ricordo che una volta mi presentò a un vecchio gentiluomo
dall'aria truculenta e dal volto scarlatto tutto coperto di nastri e decorazioni, sussurrandomi all'orecchio in un tragico
bisbiglio, che probabilmente fu udito da tutti nella stanza, particolari stupefacenti. Semplicemente, scappai. Mi piace
scoprire la gente da solo. Ma Lady Brandon tratta i suoi ospiti esattamente come un banditore tratta la sua merce: o li
presenta in forma completamente sbagliata, oppure dice sul loro conto tutto, salvo quello che uno desidera sapere.»
«Povera Lady Brandon! Sei duro con lei!» disse Hallward distrattamente.
«Mio caro, ha cercato di mettere in piedi un salon ed è riuscita solo ad aprire un ristorante. Come potrei
ammirarla? Ma, dimmi, che cosa ti ha detto del signor Dorian Gray?»
«Oh, qualcosa come "Un ragazzo affascinante... la sua povera madre e io eravamo davvero inseparabili. Non
ricordo assolutamente che cosa faccia... temo che... non faccia nulla... oh, sì, suona il pianoforte... o il violino, signor
Gray?" Scoppiammo a ridere tutti e due e diventammo subito amici.»
«Il ridere non è un brutto modo per iniziare un'amicizia, ed è senz'altro il migliore per terminarla,» disse il
giovane Lord, cogliendo un'altra margherita.
Hallward scosse il capo. «Tu non sai che cosa sia l'amicizia, Harry,» mormorò, «né che cosa sia l'inimicizia,
del resto. A te piace chiunque, il che equivale a dire che tutti ti sono indifferenti.»
«Sei terribilmente ingiusto!» esclamò Lord Henry spingendo all'indietro il cappello e alzando lo sguardo verso
le piccole nubi che, come intricate matasse di lucente seta bianca, veleggiavano nel cavo turchese del cielo estivo. «Sì,
sei terribilmente ingiusto. Io faccio molta differenza tra le persone. Scelgo gli amici per la bellezza, i conoscenti per il
buon carattere e i nemici per l'intelligenza. Non si è mai abbastanza attenti nella scelta dei propri nemici. Io non ne ho
nemmeno uno che sia stupido. Sono tutti persone dalle notevoli capacità intellettuali e, di conseguenza, mi apprezzano.
È una manifestazione di vanità da parte mia? Io penso di sì.»
«Pare anche a me, Harry. Ma, secondo questa classificazione, io sono soltanto un conoscente.»
«Vecchio mio, tu sei molto più di un conoscente.»
«E molto meno di un amico. Una specie di fratello, immagino.»
«Oh, i fratelli! Non mi interessano i fratelli! Mio fratello maggiore non vuol morire, e i miei fratelli più giovani
pare che non facciano altro.»
«Harry!» esclamò Hallward, aggrottando le sopracciglia.
«Caro amico, non dico sul serio. Ma non posso fare a meno di detestare i miei parenti. Immagino che sia
dovuto al fatto che nessuno può sopportare chi possiede gli stessi suoi difetti. Ho molta simpatia per la rabbia che la
democrazia inglese nutre nei confronti di quelli che chiamano i vizi delle classi superiori. Le masse pensano che
l'ubriachezza, la stupidità e l'immoralità debbano essere una loro speciale prerogativa e che, se qualcuno di noi si
comporta da deficiente, va a caccia nelle loro riserve. Quando il povero Southwark si presentò di fronte al tribunale dei
divorzi, la loro indignazione fu spettacolare. E tuttavia non penso che il dieci per cento del proletariato viva
nell'onestà.»
«Non sono d'accordo su una sola parola di ciò che hai detto, Harry, e quel che è di più sono sicuro che
nemmeno tu lo sei.»
Lord Henry si lisciò la bruna barba appuntita e assestò un colpetto alla scarpa di vernice con il fiocco del
bastone di ebano. «Come sei inglese, Basil! È la seconda volta che fai questa osservazione. Quando si espone un'idea a
un vero inglese, il che è sempre un atto temerario, costui non si sogna nemmeno di valutare se l'idea è giusta o sbagliata.
L'importante per lui è sapere se chi l'ha esposta ne è convinto o meno. Ora, il valore di un'idea non ha nulla a che vedere
con la sincerità di chi la espone. In realtà, la cosa più probabile è che quanto meno uno è sincero tanto più
intellettualmente pura sia l'idea perché non sarà inquinata né dai suoi difetti, né dai suoi desideri o dai suoi pregiudizi.
Tuttavia non intendo discutere di politica, di sociologia o di metafisica con te. Mi piacciono le persone più dei principi e
più di qualunque altra cosa mi piacciono le persone senza principi. Parlami ancora del signor Dorian Gray. Lo vedi
spesso?»
«Ogni giorno. Non sarei contento se non lo vedessi ogni giorno. Mi è assolutamente necessario.»
«Straordinario! Pensavo che ti interessasse solo la tua arte.»
«In questo momento lui rappresenta per me tutta la mia arte,» disse gravemente il pittore. «Harry, a volte penso
che nella storia del mondo ci siano solo due momenti importanti. Il primo è quando appare un nuovo mezzo artistico, il
secondo quando appare una nuova personalità artistica. Quello che per i veneziani fu l'invenzione dei colori ad olio, fu
per la tarda scultura greca il volto di Antinoo e un giorno sarà per me il volto di Dorian Gray. Non solo perché dipingo,
disegno, schizzo prendendolo come modello. Naturalmente ho fatto tutte queste cose, ma Dorian è per me molto più di
un modello o di un soggetto. Non ti dirò che non sono soddisfatto di quel che ho tratto da lui, né che la sua bellezza è
tale che l'arte non è in grado di esprimerla. Non c'è nulla che l'arte non possa esprimere e so che ciò che ho fatto da
quando ho conosciuto Dorian è un buon lavoro, il miglior lavoro della mia vita. Ma in qualche strano modo, spero che
mi capirai, la sua personalità mi ha suggerito uno stile e una forma artistica completamente nuovi. Vedo diversamente le
cose e le penso diversamente. Adesso sono in grado di ricreare la vita in una forma che prima mi era preclusa. "Un
sogno di forma in giorni di pensiero": chi l'ha detto? Me ne sono dimenticato ma proprio questo Dorian Gray ha
rappresentato per me. La sola presenza di questo ragazzo, perché mi sembra un ragazzo, anche se ha più di vent'anni, la
sua sola presenza... ah! Mi chiedo se ti puoi rendere conto di che cosa tutto questo significhi. Inconsciamente lui mi
delinea una nuova scuola, una scuola che dovrà avere in sé tutta la passione dello spirito romantico e tutta la perfezione
dello spirito greco. L'armonia di anima e corpo... che cosa grande! Nella nostra follia noi li separiamo e abbiamo
inventato un realismo che è volgare e un idealismo che è vuoto. Henry, se tu appena sapessi che cosa rappresenta per
me Dorian Gray! Ricordi quel mio paesaggio che Agnew si era offerto di comperare per una somma altissima, ma dal
quale non ho voluto separarmi? È una delle cose migliori che ho mai dipinto. E perché? Perché, mentre lo dipingevo,
Dorian Gray era seduto accanto a me. Qualche sottile influenza passava da lui a me e, per la prima volta in vita mia, ho
visto in una boscaglia la meraviglia che avevo sempre cercato e sempre mancato.»
«È straordinario, Basil. Devo vedere Dorian Gray.»
Hallward si alzò e fece qualche passo avanti e indietro nel giardino. Dopo qualche momento ritornò. «Harry,»
disse, «per me Dorian Gray è un semplice spunto artistico. In lui tu potresti non vedere nulla, mentre io ci vedo tutto.
Non è mai tanto presente nella mia opera come quando in essa non appare nulla di lui. Come ti ho detto, Dorian ha
ispirato il mio nuovo stile: lo ritrovo in certe linee, nella dolcezza e nell'elusività di certi colori. Solo questo.»
«E allora perché non vuoi esporre il suo ritratto?» domandò Lord Henry.
«Perché, senza averne l'intenzione, vi ho inserito qualche manifestazione di questa strana idolatria artistica di
cui, naturalmente, non mi sono mai curato di parlargli. Lui non ne sa nulla. E non ne saprà mai nulla. Ma il mondo
potrebbe intuirlo e io non metterò a nudo la mia anima sotto i suoi occhi superficiali e curiosi. Non metterò mai il mio
cuore sotto il microscopio del mondo. In quel ritratto c'è troppo di me, Harry... davvero troppo!»
«I poeti non hanno i vostri scrupoli. Sanno quanto la passione sia utile per pubblicare. Oggi, un cuore spezzato
lo si stampa in molte edizioni.»
«Li odio proprio per questo,» esclamò Hallward. «Un artista dovrebbe creare cose belle, ma non dovrebbe
inserirvi nulla della propria vita. Viviamo in un'epoca in cui gli uomini ritengono che l'arte sia una specie di
autobiografia. Abbiamo perduto il senso della bellezza astratta. Un giorno mostrerò al mondo che cosa sia, e proprio per
questo il mondo non vedrà mai il mio ritratto di Dorian Gray.»
«Secondo me hai torto, Basil, ma non voglio discutere con te. Discute continuamente solo chi ha esaurito
l'intelligenza. Dimmi, Dorian Gray prova un affetto intenso per te?»
Il pittore rifletté un poco. «Gli piaccio,» rispose dopo qualche attimo; «so che gli piaccio. Naturalmente io lo
adulo spaventosamente. Provo uno strano piacere a dirgli cose che so benissimo poi mi pentirò di avergli detto. Di
regola è molto gentile con me, sediamo insieme nello studio e parliamo di una quantità di cose. Ogni tanto, però, si
dimostra terribilmente irriflessivo e pare che si diverta davvero a farmi soffrire. Allora, Harry, ho la sensazione di aver
ceduto la mia anima a qualcuno che la tratta come se fosse un fiore da mettere all'occhiello, una piccola decorazione per
appagare la sua vanità, l'ornamento di un giorno d'estate.»
«I giorni d'estate, Basil, favoriscono gli indugi,» mormorò Lord Henry. «Forse ti stancherai prima di lui. È
triste pensarlo, ma senza dubbio il genio è più duraturo della bellezza. Questo spiega perché noi tutti ci diamo tanta
pena per istruirci all'eccesso. Nella lotta selvaggia per l'esistenza, cerchiamo di avere qualcosa di durevole e perciò ci
riempiamo la mente di cose inutili e di fatti, sperando stupidamente di mantenere la nostra posizione. L'uomo che sa
tutto: ecco l'ideale moderno. E la mente dell'uomo che sa tutto è una cosa terribile. È come un negozio di cianfrusaglie,
pieno di polvere e di mostruosità, dove ogni cosa ha un prezzo superiore di quel che vale. Comunque, penso che sarai il
primo a stancarti. Un giorno guarderai il tuo amico e ti sembrerà un po' sfuocato, oppure non ti piacerà il tono del suo
colore o qualche cosa di simile. Dentro di te, lo rimprovererai con durezza e penserai seriamente che si è comportato
molto male nei tuoi confronti. Quando si farà nuovamente vivo, sarai assolutamente freddo e indifferente. Sarà un
grosso peccato, perché questo produrrà in te un cambiamento. Quello che mi hai raccontato è un vero romanzo, lo si
potrebbe chiamare un romanzo d'arte e la cosa peggiore che capita quando si vive un romanzo di qualunque tipo è che ci
lascia completamente privi di sentimenti romantici.»
«Non parlare in questo modo, Harry. La personalità di Dorian Gray mi dominerà finché vivrò. Non puoi sentire
quello che sento io. Sei troppo incostante.»
«Ah, mio caro Basil, proprio per questo posso sentirlo. Quelli che sono fedeli conoscono solo il lato banale
dell'amore: sono gli infedeli che ne conoscono le tragedie.» Lord Henry accese un fiammifero strofinandolo su una
squisita scatoletta d'argento e cominciò a fumare una sigaretta con un'aria a un tempo soddisfatta e imbarazzata, come
se, in una sola affermazione, avesse riassunto l'essenza del mondo. Tra le verdi foglie di lacca dell'edera si sentiva uno
stormire di passeri cinguettanti, sull'erba le ombre azzurrine delle nubi si inseguivano come rondini. Come si stava bene
nel giardino! E quant'erano piacevoli le emozioni degli altri!... molto più piacevoli delle loro idee, gli sembrava. La
propria anima e le passioni di un amico: queste erano le cose affascinanti dell'esistenza. Con silenzioso piacere si
raffigurò il pasto noioso che aveva mancato per rimanere tanto a lungo con Basil Hallward. Se fosse andato da sua zia,
avrebbe incontrato di certo Lord Goodbody e si sarebbe parlato solo di come nutrire i poveri e della necessità di
dormitori modello. Ciascuna classe avrebbe predicato l'importanza di quelle virtù che nella propria vita non erano
necessarie. I ricchi avrebbero magnificato il valore della parsimonia e i pigri avrebbero parlato con eloquenza della
dignità del lavoro. Per fortuna a tutto questo era sfuggito! E, mentre stava pensando a sua zia, un'idea parve colpirlo.
Rivolgendosi a Hallward, disse: «Caro amico, adesso ricordo.»
«Che cosa ricordi, Harry?»
«Dove ho già sentito il nome di Dorian Gray.»
«E dove?» domandò Hallward, leggermente accigliato.
«Non fare quella faccia arrabbiata, Basil. È stato da mia zia, da Lady Agatha. Mi ha detto che aveva scoperto
un meraviglioso giovanotto che l'avrebbe aiutata nell'East End e che si chiamava Dorian Gray. Devo riconoscere che
non mi ha parlato della sua bellezza. Le donne non apprezzano la bellezza, le brave donne almeno. Disse che era molto
onesto e che aveva un ottimo carattere. Immaginai immediatamente un tipo dai capelli lunghi, con gli occhiali, tutto
coperto di lentiggini e barcollante su un paio di piedi enormi. Vorrei aver saputo che si trattava del tuo amico.»
«Sono molto contento che tu non l'abbia saputo, Harry.»
«Perché?»
«Perché non voglio che tu lo conosca.»
«Non vuoi che lo conosca?»
«No.»
«Il signor Dorian Gray è nello studio, signore,» disse il maggiordomo scendendo in giardino.
«Adesso dovrai presentarmi,» esclamò Lord Henry, ridendo.
Il pittore si rivolse al domestico che, immobile, socchiudeva gli occhi nel sole. «Preghi il signor Gray di
attendere, Parker. Rientrerò tra qualche istante.» L'uomo si inchinò e risalì lungo il vialetto.
Hallward si rivolse a Lord Henry. «Dorian Gray è il mio più caro amico,» disse. «Ha una natura semplice e
bella. Quello che ti ha detto tua zia è assolutamente vero. Non lo guastare. Non cercare di influenzarlo: la tua sarebbe
una cattiva influenza. Il mondo è grande e in esso ci sono moltissime persone straordinarie. Non allontanare da me
l'unica persona che dà alla mia arte tutto il suo fascino; la mia vita come artista dipende da lui. Ricorda, Harry, mi fido
di te.» Parlava lentamente e le parole parevano uscirgli contro la sua volontà.
«Che stupidaggini stai dicendo!» disse Lord Henry con un sorriso e, prendendolo a braccetto, quasi lo trascinò
in casa.